Macchia (Cgil): “Brindisi porto Core?”

In questi giorni, si sta trattando il tema di Brindisi porto “core”.

Pertanto,ritengoopportuno fare alcune precisazioni sulla procedura per il riconoscimento di porto core.

I porti sono ritenuti infrastrutture di importanza strategica nazionale: per questo sono gestiti direttamente dallo Stato.

Le Autorità Portuali rispondono direttamente al Ministero, che per alcune incombenze, si avvale dei Provveditorati Regionali alle Opere Pubbliche, emanazioni dirette del Ministero.

Nel 2017, con la Legge Del Rio, sono state introdotte le Autorità di Sistema Portuale e i Provveditorati Interregionali.

Nel 2015, in base all’iter all’epoca previsto, le Autorità Portuali di Bari (Presidente Mariani) e Taranto (Presidente Prete), presentarono l’istanza al Ministero per ottenere che i rispettivi porti fossero inseriti tra i porti “core” europei, ottenendo alla fine il risultato voluto.

L’Autorità Portuale di Brindisi (Presidente Haralambides), probabilmente su precise indicazioni locali, volutamente non presentò alcuna istanza, pur avendo il porto di Brindisi evidenti requisiti per essere riconosciuto porto “core”.

Nell’iter il Comune e la Provincia hanno conservato una rilevanza del tutto marginale, mentre viene sentita la Regione.

Peraltro, al momento, non è stato ancora nominato il nuovo Provveditore (il precedente è andato in pensione il 30 aprile).

Quel che è certo è che la Comunità Europea pubblicherà nel 2023 il nuovo elenco dei porti “core”.

È infine opportuno ricordare che ogni stato, nel periodo interessato, è vincolato ad investire solo ed esclusivamente sui porti riconosciuti “core”.

Pertanto è l’ADSP MAM che dovrebbe presentare apposita istanza al Ministero, muovendosi come hanno fatto Bari e Taranto nel 2015.

Se il porto di Brindisi non otterrà nel 2023 il riconoscimento di porto core, sarà l’ennesima dimostrazione che si vuole penalizzare il porto di Brindisi, ma anche che l’attuale sistema delle ADSP introdotto dalla riforma Del Rio, ha portato e porta, di fatto, il blocco della crescita e l’azzeramento della competitività di ogni porto, con gravissimo danno all’economia e all’occupazione della nazione.

Il Segretario Generale

Antonio Macchia

 

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