Sono rimasti desolatamente non assegnati i chioschi che l’Amministrazione Comunale ha realizzato in Via Amerigo Vespucci. Eppure l’apposito bando aveva visto un gran numero di partecipanti, con offerte che andavano oltre le 2.000,00 Euro di canone mensile.
Una cifra che ai più era parsa esagerata ma probabilmente dettata dalla speranza d poter avviare una attività di somministrazione di alimenti e bevande in uno dei posti più suggestivi di Brindisi.
In realtà le caratteristiche strutturali dei chioschi non consentivano questo tipo di utilizzo visto le dimensioni esagerate del banco vendita collocato all’interno, che non avrebbe consentito alcun tipo di preparazione degli alimenti da esitare ai clienti.
Per la loro conformazione ed il tipo di arredi presenti, infatti, quel tipo di chioschi possono consentire, al massimo, una piccola rivendita di generi alimentari e di cibi preconfezionati.
Ed è evidente che una simile tipologia di attività, peraltro da esercitare in tre chioschi contigui, tutti aventi le medesime caratteristiche, non appare assolutamente redditizia e tale da giustificare la corresponsione di canoni elevati.
Resta da chiedersi chi ha progettato quella tipologia di chioschi, costati alla Amministrazione ben 83.000,00 Euro l’uno!
Ora l’Amministrazione ha dovuto prendere atto della rinuncia di tutti coloro che si erano collocati utilmente in graduatoria ed ha in corso di predisposizione un nuovo bando.
Bisognerebbe, quindi, fare tesoro della precedente esperienza e consentire agli eventuali aggiudicatari di poter effettuare la somministrazione di alimenti e bevande anche apportando, a propria cura e spese, le modifiche strutturali necessarie e, magari, consentendogli di installare, in una posizione attigua ai chioschi, dei dehors che consentano una piena funzionalità dell’esercizio anche nei mesi meno caldi.
Ancora, dovrebbe essere prevista la possibilità per gli aggiudicatari di posizionare all’esterno dei chioschi dei tavoli e delle sedie, magari conformi ad una tipologia indicata dalla stessa Amministrazione.
Altrimenti ancora una volta avremmo assistito ad uno spreco di risorse pubbliche (ben 240.000,00 Euro!) in un momento in cui appare invece necessario tesorizzare al massimo i fondi disponibili, stimolando la nascita di attività idonee a sfruttare al meglio le risorse naturali di cui la città è ricca e generando, ad un tempo, introiti per l’Amministrazione Comunale che servano a rimpinguare un bilancio asfittico.
Andrea MARSEGLIA
Componente Direzione Cittadina PRI
Beh, effettivamente le 240.000 euro di danno (+ i danni causati a chi precedentemente, in qualche modo, occupava quegli spazi) bisognerebbe addebitarli al “progettista”.
Sono consapevole che non sarebbe sufficiente ma sarebbe significante per responsabilizzare chi “opera” con soldi pubblici….
Una volta x tutte!
purtroppo, come da sempre accade è doveroso, non solo significante, che i responsabili di danni erariali, come nel caso di specie, restituiscano alle casse dell’Ente le somme indebitamente pagate. Non vi sono casi del genere e non risultano, a mia memoria, provvedimenti adottati da Organi di disciplina (Nucleo di Valutazione) nei confronti di dirigenti che hanno consentito sperpero di pubblico denaro. Franco Leoci