Marinazzo (Legambiente): “Ciclo dei rifiuti: emergenza continua”

Di seguito una nota del consigliere nazionale di Legambiente Doretto Marinazzo sul ciclo dei rifiuti:

Provo sempre una grande rabbia quando vedo i cassonetti per il conferimento del vetro e metalli stracolmi di rifiuti di ogni tipo e circondati da buste abbandonate: l’inciviltà di alcuni contribuiscono a far crescere i disservizi, i costi e la ecotassa che paghiamo tutti. Le responsabilità principali, però, risiedono nella fallimentare gestione del ciclo dei rifiuti e nelle gravi lacune delle politiche e dei controlli istituzionali. Brindisi avrebbe dovuto essere all’avanguardia dal punto di vista impiantistico visto che, come evidenziato più volte, già una quindicina di anni fa erano praticamente disponibili gli impianti per una gestione virtuosa, impianti da adeguare tecnologicamente, da collaudare e mettere in esercizio, da sottoporre ad urgenti interventi di riqualificazione o di rewamping. È dal 2001 che segnaliamo inutilmente il danno all’impermeabilizzazione della discarica di Autigno ed il conseguente sversamento in falda del percolato,oltre all’assurda combustione in loco del biogas che rappresenterebbe una risorsa energetica ed economica. Nulla è stato fatto perfino dopo aver stipulato intese fra Comune e Regione ed inevitabilmente siamo giunti al sequestro dell’impianto. Sull’impianto di compostaggio sono stati destinati ingenti finanziamenti pubblici, ma l’impianto è stato dichiarato inagibile perché non si erano risolti problemi strutturali e, perfino, l’inquinamento odorigeno. L’impianto di produzione di CDR (ora CSS) è stato tenuto a lungo fermo, pagando a vuoto la vigilanza, per essere poi costretti a programmare il rewamping e subire l’inquietante sequestro giudiziario, senza proporre di effettuare progressivamente gli interventi tecnologici, parallelamente all’utilizzo di biocelle per lo stoccaggio provvisorio. L’effetto di tutto questo sono gravi disservizi e l’onerosissimo trasferimento di rifiuti in impianti lontani, anche in Veneto ed Emilia (si è avuto un sostanziale raddoppio dei costi in un territorio che avrebbe dovuto essere autosufficiente!). L’Amministrazione Comunale conosceva bene lo stato degli impianti e non li ha adeguati prima della gara d’appalto per la loro gestione e tale stato era ben conosciuto dalla ditta vincitrice che, infatti, ha provveduto a fare alcuni interventi di riqualificazione e questo giro vizioso è certamente oggetto dell’attenzione dei magistrati nelle indagini e nei provvedimenti giudiziari in corso. Che dire poi dell’incredibile sequela di affidamenti precari (e spesso non rinnovabili) del servizio di raccolti dei rifiuti e di puntuali ricorsi spesso accolti: qualcuno pagherà mai per i disservizi ed i costi che gravano sulla pubblica amministrazione e su tutti noi? In assenza di un appalto per l’ambito territoriale di riferimento, a Brindisi si è voluto togliere il servizio alla Monteco che, pur fra alcuni limiti, nell’ottobre 2014 aveva raggiunto quasi il 38% di raccolta differenziata, ciò che rendeva plausibile il raggiungimento della quota del 45% fissata dalla Regione Pulgia per giugno 2015. Dopo il subentro di Ecologica Pugliese la percentuale di raccolta differenziata è precipitata fin sotto il 20% per risalire faticosamente fino ad un misero 26%. Purtroppo abbiamo assistito alla “trasferenza” dei rifiuti su strade o sul piazzale di un capannone preso in fretta; abbiamo avuto casi di miscelazione di rifiuti sui compattatori; abbiamo spesso i cassonetti per vetro e metalli lasciati scoperchiati e pattumelle per la raccolta porta a porta e plastica e carta non raccolti regolarmente (con ciò incentivando le cattive pratiche). Cosa fare ora? Gli obiettivi devono essere netti:  riduzione della produzione di rifiuti e loro corretto conferimento (ciò dipende da tutti noi);·  raccolta differenziata spinta;·  riqualificazione dell’impianto di compostaggio (deve essere uno dei due da realizzare nella· Provincia di Brindisi), dell’impianto di produzione del CSS – combustibile solido secondario – (che non può e non deve essere bruciato in termovalorizzatori o con carbone in centrali termoelettriche) e della discarica di Autigno (che deve effettivamente essere la destinazione residuale di materiale e non malamente o niente affatto biostabilizzato). Questi obiettivi sono prioritari e condizionanti rispetto a qualsiasi serio nuovo rapporto contrattuale locale o di esteso ambito territoriale ed all’individuazione di soluzioni tecnologiche ecosostenibili per chiudere il ciclo dei rifiuti. Nodale è ovviamente il ruolo dell’Amministrazione Comunale nell’invertire la rotta (anche verificando e contrastando in tutte le sedi necessarie le responsabilità di chi, politicamente e tecnicamente ha provocato, non controllato e fermato la gravissima crisi che tutti noi viviamo e paghiamo), assumendo come propri gli obiettivi indicati ed affidandone il perseguimento ad un personale tecnico interno all’ente e ad imprese veramente all’altezza di tali compiti (io resto dell’idea che vada attivato un appalto-concorso che eviti l’affidamento al massimo ribasso e leghi al raggiungimento degli obiettivi premialità e penalità da quantificare economicamente). La raccolta differenziata, da effettuare porta a porta in tutta la città (e in aree, quali quelle costiere, malissimamente servite), deve risalire dal misero 26% di ottobre (ben 12 punti percentuali in meno rispetto all’ottobre di due anni fa) fino al 65% da raggiungere a tappe accelerate e da porre a base dell’appalto (è l’obiettivo che anche il Governo Berlusconi, dopo quello di Prodi, aveva fissato per l’Italia), ovviamente attivando strutture indispensabili quali le isole ecologiche (che fine hanno fatto quelle acquistate?), il centro comunale di raccolta finanziabile dalla Regione Puglia e gli impianti citati. La raccolta differenziata non è semplicemente un’aspirazione ambientalista, ma è una esigenza per non far gravare su tutti noi l’ecotassa e per far partire una vera economia circolare (meno rifiuti, più raccolta differenziata, più recupero e riciclo fanno abbattere i costi ed i danni ambientali e riducono, incentivando la reimmissione in cicli produttivi e sul mercato di materiali e frazioni riciclabili, il consumo di materie prime e di risorse energetiche).

Dr. Teodoro Marinazzo Consigliere nazionale Legambiente

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