Reverendo Vicario ed Arciprete,
Reverendi Padri carmelitani,
Parroci e clero tutto,
Autorità civili e militari,
carissimi concittadini,
il luogo in cui ci ritroviamo per la solenne consegna delle chiavi è emblematico, per più ragioni, del particolare periodo che stiamo attraversando, diretta conseguenza della pandemia che da alcuni mesi ha cambiato ogni nostra abitudine. Considerando la maggiore facilità con cui nelle processioni e durante le feste possono verificarsi assembramenti di persone, non essendo possibile assicurare il distanziamento, il senso di responsabilità che deve investire tutti ci induce a vivere questi momenti con maggiore accortezza. Da qui la scelta della Chiesa Matrice, e non della piazza, per rinnovare il legame tra il popolo mesagnese e la sua Protettrice. L’invito è quello di vivere le necessarie disposizioni con atteggiamento sereno ma al tempo stesso prudente: conosciamo gli effetti che l’epidemia ha lasciato anche nella nostra comunità, in termini di sofferenza e privazioni causate alle persone che ne sono rimaste vittime e alle loro famiglie; gli effetti sull’economia, per la sospensione delle attività e la perdita di lavoro e reddito; le conseguenze sulla stabilità dei rapporti sociali, che hanno esposto soprattutto le persone più fragili al rischio di solitudine e alle incertezze esistenziali che questa condizione spesso comporta.
Per una sorta di paradosso, la speciale devozione che lega Mesagne alla Vergine del Carmelo, quest’anno si nutre di quel sentimento di smarrimento dettato dal timore di diffusione di un virus ancora non del tutto conosciuto che, seppure negli ultimi tempi è sembrato attenuarsi, rimane pericoloso e temibile. I mesi che abbiamo vissuto ci hanno segnato in modo indelebile, proiettandoci in situazioni che mai avremmo pensato di poter vivere. Non sono certo mancate le difficoltà ma, sin da subito, sono emerse quelle caratteristiche che rendono la nostra comunità speciale persino in condizioni di estrema criticità; anzi, probabilmente in presenza di queste, meglio si estrinseca il gran cuore e la nobiltà d’animo dei mesagnesi. Alle povertà accentuate dalla pandemia sono corrisposte forme di solidarietà espresse con gesti significativi di condivisione alle quali il mio ruolo ha fornito una funzione di raccordo, che si è unita a quella dei rappresentanti istituzionali del nostro territorio, l’onorevole Gianluca Aresta, il consigliere regionale Mauro Vizzino;degli assessori, dei consulenti e di tutti i consiglieri comunali che mi supportano con competenza e determinazione nel governo della città. Tutti noi siamo stati preziosi e importanti perché siamo rimasti uniti contro un avversario che minacciava la serenità dei nostri giorni presenti e del nostro futuro.
Le associazioni di volontariato sociale presenti sul territorio, le organizzazioni di protezione civile, le parrocchie si sono attivate con generosità per arginare le proporzioni di una crisi che poteva travolgerci e invece ci ha rafforzato. Intendo esprimere speciale gratitudine a chi opera nella sanità; grazie alle Forze dell’Ordine, esposte in prima linea per favorire il rispetto delle regole necessarie alla salvaguardia della salute pubblica; grazie ai funzionari e dipendenti del Comune di Mesagne che nelle fasi dell’emergenza sanitaria hanno agito con particolare zelo e spirito di abnegazione. Nei loro riguardi, per motivi diversi ma tutti significativi, merita di essere coltivato quel sentimento di riconoscenza che si deve a quanti svolgono il proprio operato con dedizione e competenza, atteggiamenti che, quando si accompagnano al sentimento di umanità, rendono uniche ed in special modo preziose le funzioni svolte.
Nel bisogno di confronto siamo riemersi più saggi; in quello di conforto, più attenti ad ascoltare i bisogni di chi stava peggio; nella paura di restare soli, ci siamo preoccupati di far sentire la nostra vicinanza a coloro per i quali temevamo di più. Abbiamo scoperto, come mai avremmo pensato di dover fare, l’importanza degli altri: il Covid ci ha insegnato che gli affetti non sono scontati, che per gestire avversità inimmaginabili non si può essere soli e neppure in pochi. Come città, abbiamo riscoperto l’importanza di restare uniti, perché solo così avremmo potuto gestire un nemico invisibile ma che possedeva ogni forza per minare anche le certezze più solide. Pur lontani fisicamente, ci siamo ritrovati vicini attraverso ogni strumento possibile: in nostro soccorso la tecnologia, i videomessaggi e le telefonate. Quanto coraggio mi è giunto dai miei concittadini nei giorni più bui dell’epidemia! La forza che riuscivo ad infondere era solo una piccola parte di quella che mi trasmetteva la città, preoccupata e provata ma compatta, ogni giorno di più. La ricchezza che una vicenda così triste ci ha lasciato è preziosa: uniti – nei valori della profonda dignità e del sano orgoglio di appartenere ad una terra e ad una comunità tanto bella e generosa – possiamo affrontare anche le tempeste più pericolose.
Siamo forti perché siamo fragili ma non soli: questo sembra essere il messaggio che ci resta. Una fragilità la cui consistenza sembra richiamare quel terribile terremoto del 1743, quando il sentimento di devozione del popolo mesagnese riconobbe nella protezione della Vergine del Carmelo una certezza che fece da scudo alla paura, per quella tragedia scampata e per tutte quelle che sarebbero potute essere. E al ricordo del lutto che sfiorò la nostra città quel lontano 20 febbraio, negli anni si è contrapposta anche la gioia dei festeggiamenti civili nei tre giorni di festa a luglio, che hanno accompagnato i riti intrisi di profonda spiritualità della ricorrenza religiosa: quest’anno la preghiera e l’introspezione assorbono ogni aspetto della ricorrenza e trovano intatto il legame profondo tra i mesagnesi e la loro Protettrice; non è meno intenso il desiderio di sentire la festa con i propri affetti più cari, di condividerla con la comunità tutta, in un’armonia nuova e al tempo stesso antica, tutti protagonisti di una rinascita scritta nella storia della nostra città in cui ciascuno è un accordo indispensabile di una musica eseguita all’unisono, come per un unico spartito. Un abbraccio sincero giunga a tutti mesagnesi sparsi nel mondo che di questo spartito continuano ad essere importanti tasselli e che tali continuano a sentirsi.
Questo momento, scandito da un rito dall’impegno solenne, è sancito dall’affido di una chiave che apre scrigni di bellezza, come il nostro Centro Storico, che a breve, al termine dei lavori di riqualificazione che lo stanno interessando, saprà offrire di sé un’immagine di rinnovato fascino agli occhi dei visitatori e a quelli di tutti noi. Il cuore antico della nostra città è un esempio eccelso del laborioso dinamismo che la attraversa in ogni ambito. Ogni sforzo comune deve essere orientato alla ripresa economica di Mesagne, un obiettivo che può essere realizzato con agire sinergico da parte di tutti, sia che si tratti di uomini e donne impegnati direttamente nel governo della città oppure chiamati a collaborare in altre vesti o eletti tra i rappresentanti istituzionali delle opposizioni. La pandemia non ha segnato una battuta d’arresto insuperabile, ce lo insegnano i piccoli imprenditori, i commercianti, gli artigiani e le imprese sociali che, abbattuti ma mai vinti, hanno ripreso in mano le loro attività e il proprio destino appena è stato possibile, all’indomani del lockdown.
Da sindaco, attraverso questo gesto di conforto e speranza, affido la città ad un auspicato futuro di benessere e prosperità. Servono coraggio e impegno, da accompagnare alle azioni quotidiane di cui insieme siamo capaci: io ci sono, ci sarò sempre per i miei concittadini. Restiamo uniti, di supporto gli uni per gli altri. Ed apprezziamoci di più nel tempo che possiamo trascorrere insieme, perché nulla è scontato.
Serena festa a tutti.