BRINDISI – Riceviamo e pubblichiamo integralmente un intervento di Cesare Mevoli, Presidente provinciale e Dirigente Nazionale del Movimento Nazionale per la Sovranità sulla chiusura della Camera di Commercio di Brindisi:
Se ne parlava da tempo, e diversi incontri erano stati fatti, per scongiurare la chiusura della Camera di Commercio di Brindisi.
A quanto pare ha vinto l’irragionevolezza, purtroppo. Avevamo incontrato il Presidente Alfredo MALCARNE, con il quale ci eravamo intrattenuti ad approfondire la questione, e da lui avevamo appreso che non solo il bilancio della CCIAA nostrana era in attivo, e che il saldo tra nascite e morti delle aziende era attivo, ma che le due sedi di proprietà non comportano spese per fitti passivi, la qual cosa dovrebbe far riflettere sulle reali motivazioni che sottintendono la chiusura di Brindisi e l’accorpamento a Taranto.
Se a questo aggiungiamo la circostanza non trascurabile che le camere di Commercio non ricevono finanziamenti dallo Stato, ma vivono con i contributi delle aziende, appare ancora più illogico quanto operato dal Governo e dal PD, “socio di maggioranza” di una coalizione che passerà alla Storia per l’elenco dei danni cagionati agli italiani:
– Mentre si scioglie il CFS passando unità e risorse all’arma dei carabinieri, l’Italia brucia come un cerino e decine di mezzi restano fermi per ragioni burocratiche che ne impediscono l’uso, senza che questo comporti restrizioni della spesa pubblica, ma anzi dovendo prevedere milioni di euro per gli interventi immediati su territori oggi abbandonati a se stessi, e per la successiva opera di rimboschimento e riforestazione, – nel mentre chi ieri aveva partecipato ad un concorso per far parte di un corpo di Polizia ad ordinamento civile oggi si ritrova militarizzato con le stellette militari al bavero, costretto a dire SIGNORSI a superiori che prima erano semplicemente colleghi di un livello più alto! (Solo in tempo di guerra si militarizzano alcuni settori e funzioni della società, e non ci sembra questo il caso, tant’è che i ricorsi seppelliranno la Madia e Gentiloni).
-Mentre si elimina l’Autorità portuale di Brindisi creando l’Autorità di sistema dell’Adriatico meridionale con capo, manco a dirlo, a Bari, ( che sino a qualche anno fa aveva si e no 4 banchine per pescherecci ) , si relega ad un ruolo di secondo piano un porto attivo sin dai tempi dell’Impero Romano, nel mentre la Grecia riprende alla grande i suoi traffici marittimi e l’Albania vede la nascita di una serie di villaggi turistici sulla costa che incrementeranno sicuramente il traffico traghetti; ci auguriamo almeno che, visto che a Bari non si possono creare altre banchine, neanche “ a castello” come i letti dei bambini, a Brindisi si lasci l’area tecnica, per poter continuare a banchinare il porto esterno ed intercettare i nuovi traghetti che già dal prossimo anno saranno operativi, visto che a Bari più di quel che arriva non può arrivare!
“Capisco che in questo momento parlare dei “massimi sistemi” rischia di far passare in secondo piano la grave e triste vicenda della CCIAA di Brindisi, ma ogni tanto è bene tirare le somme dei disastri operati dalla mala politica, ed analizzarli in un quadro d’insieme, per coglierne la reale drammatica portata – , dichiara Cesare Mevoli, Presidente Provinciale del MNS.
Ritornando alla querelle Camera di Commercio, dovrebbero far riflettere le parole della CGIl:” Con la scusa di riformare il sistema camerale, si cerca di svendere al privato, un sistema di servizi che funziona e che sino ad oggi si auto finanziava con il diritto annuale. Per rafforzare il servizio alle imprese a livello periferico e, soprattutto, per invogliare agli investimenti aziende esterne al territorio, sarebbe stato più giusto il mantenimento dei presidi territoriali con la loro autonomia”.
Sperando che se ne ricordino quando ci sarà da scegliere la nuova compagine di Governo nelle prossime imminenti elezioni.
Per finire, mi piace qui riportare, per la chiarezza della forma e la semplicità del linguaggio usate, quanto riportato in uno studio di Unioncamere veneto nel lontano 2014: “Conseguenze ancor più negative potrebbero arrivare dal disegno governativo sulla riorganizzazione del Sistema camerale, ovvero Camere di Commercio, Unioni regionali e Aziende speciali. Sia chiaro, ben venga qualsiasi intervento che vada verso una razionalizzazione e ad un miglioramento dell’efficienza: tuttavia, una Riforma sbagliata come quella delineata dall’attuale Governo può portare molti più danni ai cittadini che vantaggi. Prima di tutto perché essa si configura come un forte attacco alla sussidiarietà e alla responsabilità: ridimensionare o chiudere gli Enti locali significa deresponsabilizzare le strutture pubbliche, allontanare i cittadini dalla Cosa pubblica, diminuire i servizi, ma è anche una fortemente negativa rivoluzione culturale. Vuol dire preferire una Pubblica Amministrazione che non capisce le esigenze del territorio, che costa di più, che riduce la democrazia. L’eventuale vantaggio economico di oggi è destinato a tramutarsi in uno svantaggio domani. Le Camere di Commercio rappresentano infatti un punto di riferimento per le imprese, soprattutto per quelle di piccole e medie dimensioni. Sarebbero così a rischio servizi come il sostegno al credito (Confidi), il supporto all’internazionalizzazione, gli istituti dell’arbitrato e della conciliazione, la funzionalità del Registro Imprese, la consulenza alle imprese, l’informazione statistico-economica, il controllo della legalità dei prodotti, la tutela dei consumatori e, soprattutto, la partecipazione ai finanziamenti dell’UE e al processo di formazione del diritto europeo. I benefici sui conti pubblici, inoltre, sono praticamente irrisori, poiché il sistema camerale rappresenta appena lo 0,2% della spesa pubblica. Anzi occorre tener ben presente che lo 0,2% di apparente risparmio non è contabilizzato nel bilancio dello Stato: il Sistema camerale si autofinanzia e non chiede contributi allo Stato; pertanto le attuali funzioni camerali dovranno essere trasferite ad altri soggetti pubblici che, invece, fanno parte del bilancio dello Stato, ponendo quindi un serio problema di copertura finanziaria a carico dello stesso. Praticamente un “boomerang”! In buona sostanza, il conto del depotenziamento del Sistema camerale rischia di essere pagato soprattutto dalle piccole imprese, che sarebbero costrette a rivolgersi al mercato per ottenere i servizi (credito, consulenza, supporto all’export) che attualmente il sistema camerale eroga in maniera capillare, efficiente e pressochè gratuita”.
In conclusione, e sperando di non scordare qualcosa, dopo la filiale della Banca d’Italia, buona parte degli uffici finanziari, la chiusura dei piccoli ospedali di provincia che hanno trasformato il Perrino in una bolgia infernale, e l’Autorità portuale declassata a sede periferica, oggi tocca alla camera di Commercio. Cosa altro dobbiamo aspettare per ribellarci e scegliere rappresentanti del territorio in grado di fare la voce grossa nei consessi elettivi dove sarebbero stati mandati a rappresentare il territorio, non a sonnecchiare mentre Brindisi viene cancellata dalla carta geografica? Sono sempre più indignato e mi vergogno delle condizioni in cui è stata fatta sprofondare la mia amata città .