“Mistero nella casa di bambole” di Vita Sackville-West

Forse soltanto lo sguardo di un bambino potrebbe riuscirci perché è «risaputo che i piccoli vedono molte cose che i grandi ignorano»; certo è che nemmeno il più grande paio di occhiali (inforcato da chi di scherzi se ne intende) possa servire a scorgere il fantasma della casa delle bambole di cui racconta Vita Sackville-West nel suo Mistero nella casa di bambole (L’ippocampo). Eppure l’autrice, vissuta dal 1892 al 1962 e protagonista di una vita che è essa stessa romanzo, sembra conoscere più che bene le fattezze di questo spirito senza età: «vivo e curioso», affascinato dai misteriosi meccanismi cui la tecnologia presta forme e prodigi, «sempre all’ultima moda» e con i capelli tagliati a caschetto, a incorniciare un’indole «fanciullesca e mascolina, da paggetto».

Nella maniera di stare al mondo del fantasma (il cui personaggio ispirerà Orlando di Virginia Woolf, con cui Vita ebbe una tumultuosa relazione), nell’invidiabile talento di «trovarsi al posto giusto nel momento giusto e con la giusta compagnia» è riflessa la personalità della scrittrice: la sua natura anticonvenzionale (in bilico tra la consapevolezza del privilegio di una discendenza aristocratica e l’appassionata ricerca del sé) incontra qui la gioia divertita per un gioco letterario ambientato – tra abiti leggiadri, sontuose poltrone e argenteria lucente – in una casa delle bambole. Che esiste davvero ed è conservata nel Castello di Windsor: costruita tra il 1921 e il 1924 per la regina Mary, moglie di Giorgio V del Regno Unito, contiene persino una biblioteca i cui minuscoli volumi recano le storie e le firme autografe, tra gli altri, di Rudyard Kipling, Arthur Conan Doyle e lei, Vita. Il suo giocoso mistero narrativo, rimasto sconosciuto fino al 2017, oggi può finalmente essere svelato dalle pagine di questo elegante volume impreziosito dalle evocative illustrazioni di Kate Baylay: si tratta di un libro per bambini? In realtà ha tutta l’aria di un invito ad aguzzare la vista pure noi e a immaginare storie e incanti in uno spazio fantastico, alla ricerca di quelle «promesse d’amore che vi sono state scambiate» o delle «canzoni che lì qualcuno ha intonato sull’onda della felicità».

Diana A. Politano 

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