Neppure l’autopsia è riuscita a chiarire le cause del decesso di Andrea Lezzi, il 19enne di Lequile morto il 2 gennaio scorso nell’ospedale “Perrino di Brindisi, dopo essere stato rimandato a casa per ben due volte, nonostante accusasse emicranie lancinanti che gli procuravano anche tremori diffusi. I consulenti tecnici nominati dal pm Francesco Carlucci, che ha aperto un fascicolo d’inchiesta dopo la denuncia sporta dai genitori del ragazzo, dovranno attendere l’esito dell’esame sui campioni prelevati prima di esprimersi. Dopo un’emorragia cerebrale avuta da bambino, ad Andrea era stata applicata una derivazione ventricolo-peritoneale, un tubicino drenante che fa fluire il liquido cerebrale in eccesso nella cavità addominale. Non aveva mai avuto problemi, sino al 27 dicembre scorso, quando in preda a fortissimi mal di testa, i genitori lo hanno portato al Perrino di Brindisi. La tac, però, aveva dato esito negativo e lui era stato dimesso. Il 31 dicembre i dolori aumentano: al pomeriggio la prima corsa in ospedale, ma i medici decidono di farlo tornare a casa. Poi la sera Andrea non ce la fa più e torna al pronto soccorso. Gli viene fatta un’altra tac che, in questo caso, evidenzia danni importanti. Da qui il ricovero e l’intervento: una volta rientrato dalla sala operatoria, entra in coma ed il suo cuore cessa di battere. Da qui la decisione dei genitori di sporgere denuncia ai carabinieri e di informare l’autorità giudiziaria. L’Asl, nel frattempo, fa sapere che attende indicazioni dalla Procura per valutare se avviare un’indagine interna. Intanto, sulla tragica fine del 19enne ci sono, per ora, solo punti interrogativi.