Lo stravolgimento dì una pianificazione industriale ,non dipendente dalle amministrazioni locali ma da scelte strategiche nazionali,non puo’ diventare momento di scontro tra le parti in campo , siano essi istituzioni ,parti sociali o partipolitiche.
Nei momenti neri per il territorio, per la città si costruiscono alleanze ,pur nella diversità, alfine di fare fronte comune a difesa degli investimenti ,dei livelli occupazionali e del futuro economico ed industriale di Brindisi.
Diventa stucchevole e poco produttivo lanciare accuse a destra e a manca senza avere le idee chiare di cosa voler fare,senza capire che bisogna aprire un tavolo di confronto con il governo presentando richieste e modelli di sviluppo condivisi.
Bisogna far pesare i costi in termine sanitario, ambientale ed occupazionale che Brindisi ha pagato e continua a pagare per il sistema produttivo Italia.
Non si puo’ risolvere tutto incontrando l’Enel o qualsiasi altra Azienda in incontri bilaterali, ma ognuno nel proprio campo politico di maggioranza e di opposizione , di sindacato e di associazioni di categoria deve attivare i riferimenti autorevoli romani per aprire una volta per tutte il tavolo “Emergenza Brindisi ”che non puo’ essere considerata un fatto marginale o territoriale ma deve essere, come Taranto, una questione nazionale.
Ragionare ,senza una pianificazione,senza un progetto vero di sviluppo e di modello di città reale e non irreale, porterà il territorio a diventare come un negozio “mille cose “dove trovi di tutto senza però una politica di obiettivi , di sviluppo e di prospettiva.
Saremo capaci di mettere sul territorio tutto ed il contrario di tutto.
Ragioniamo prima e velocemente sul modello di sviluppo da realizzare, confrontandoci sui livelli di presenze aziendali, occupazionali che tale modello produrrà, verifichiamo i tempi di realizzazione degli investimenti ,affrontiamo i cosiddetti tempi morti, insomma ognuno nel proprio ambito agisca con maturita’ ,professionalità e lungimiranza.
I risultati verranno!!!
Non lasciamoci incantare o non cerchiamo salvagenti che oggi ci potrebbero salvare ma che domani rappresenterebbero ostacoli insormontabili, per uno sviluppo ecosostenibile.
Quando si ha fame si accetta ogni cibo, senza pensare a quello che fa’ male o a quello salutistico, questa esperienza il territorio l’ha già subita con le politiche industriali dei grandi poli nel 1960 e con la politica energetica degli anni 80.
Non e’ più ‘ tempo di giocare,non e’ più tempo di schermaglie e difese ad oltranza e il tempo della mediazione, della condivisione nell’ interessi della città , fare dei passi indietro non significa aver tradito i propri valori , ma aver dimostrato grande maturità per gli interessi globali del territorio.
Ogni investimento deve avere in maniera chiara alcuni presupposti imprescindibili,come la compatibilità rispetto al modello di sviluppo,le ricadute occupazionali durature nel tempo, la realizzazione di un indotto industriale che contribuisca ad una crescita non solo quantitativa ma anche qualitativa delle aziende e delle rispettive maestranze,creando di fatto delle vere e proprie nicchie di professionalita’ e competenza.
Basta immondizia, basta basso valore aggiunto,basta essere considerati paese da terzo mondo.
Leggo con piacere che qualcuno rispolvera vecchi progetti,per i quali al tempo ma anche oggi esprimiamo il nostro positivo consenso,conosco benissimo l’onestà intellettuale e la dirittura morale di chi ha voluto ricordare gli anni del rigassificatore e l’impegno profuso per far realizzare un opera che sarebbe stata eccezionale per la città , ma per onore di verità non ci furono soltanto problemi di contrapposizione , ma la storia ha portato alla luce squallide storie di mazzette e tangenti , portate in tribunale e terminate in prescrizioni,offrendo uno spettacolo poco edificante per alcuni uomini politici ed alcuni manager.
Per queste ragioni, pur essendo garantisti convinti riteniamo che qualsiasi cosa si dovrà fare la “ questione morale” dovra’ essere al centro del dibattito politico e non potra’ essere solo appannaggio di una parte ,ma deve essere una cultura stabile di una città che ha pagato tanto in termini di affidabilità e credibilità.
Claudio Niccoli Idea per Brindisi