BRINDISI – Riceviamo e pubblichiamo una nota dei No al carbone.
Apprendiamo dal settimanale brindisino “il7” del sequestro, da parte della procura di Brindisi, di tutta l’ampia porzione di porto in cui insiste l’area archeologica di Punta delle Terrare attigua alla spiaggia di S.Apollinare e villa Skirmunt.
I presunti illeciti di cui si parla nelle motivazioni del sequestro sono la conferma di quanto da anni cerchiamo in tutti i modi di portare all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica locale, quest’ultima da sempre immobile e silente di fronte allo strapotere dell’Autorità Portuale riguardo le sorti del nostro porto.
I presunti illeciti di cui si parla nelle motivazioni del sequestro sono la conferma di quanto da anni cerchiamo in tutti i modi di portare all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica locale, quest’ultima da sempre immobile e silente di fronte allo strapotere dell’Autorità Portuale riguardo le sorti del nostro porto.
Le iniziative da parte nostra per accendere i riflettori su questa vicenda iniziarono nel 2014 con la pulizia della spiaggia di S.Apollinare e una giornata in cui i brindisini poterono rivivere con noi la “mellonata” di agosto e ridare vita e dignità a quei luoghi a tutti tanto cari.
Realizzammo una mostra in piazza unitamente ad una petizione cartacea e una on-line per scongiurare l’inizio dei lavori della security e degli adeguamenti stradali. Seguirono poi gli incontri con la Regione, il Comune e la Provincia per chiedere di tutelare quei luoghi dai lavori già previsti e da quelli ancora in fase progettuale revocando le autorizzazioni alla realizzazione di nuovi accosti a S.Apollinare con la relativa cementificazione della storica spiaggia brindisina.
Nonostante le promesse nessun politico o Ente pubblico fece realmente qualcosa e quando i lavori relativi agli adeguamenti stradali e security iniziarono i nostri timori purtroppo si concretizzarono. Ed infatti dopo un sopralluogo della Soprintendenza archeologica, i lavori vennero sospesi per verificare possibili irregolarità. Ritenemmo opportuno quindi rivolgerci alla procura di Brindisi con un esposto inviato per conoscenza anche a Regione e Soprintendenza.
Di contro non ci fu nessun riscontro al nostro esposto. E nessuna risposta nemmeno da parte della Soprintendenza alla quale a distanza di tempo abbiamo richiesto (con una apposita PEC) di fornirci informazioni sulla vicenda.
Ciò che invece è avvenuto ha alimentato la nostra rabbia e il nostro sconforto: abbiamo visto erigere muri e cancellate (la famosa security) che di fatto impedivano l’accesso ai brindisini a quei luoghi identitari e di importanza storica, archeologica e paesaggistica. Il nostro timore e la nostra rabbia nasceva dalla consapevolezza di assistere alla perdita di un pezzo del nostro territorio verso il quale è stato precluso l’accesso e persino la visuale di ciò che accadeva all’interno di quella recinzione.
Ma finalmente è arrivato un forte segnale dalla Procura Brindisina. Il sequestro dell’area per sversamento di rifiuti da lavorazione edile e due costruzioni abusive ha rimesso sotto i riflettori lo scempio che si vuole compiere nel nostro Porto, sulla nostra terra, in un’area che è sotto la gestione dell’Autorità Portuale, la quale dovrà oggi rispondere di quanto avvenuto.
Il recupero di quell’area insieme alla storica spiaggia di S.Apollinare, costituisce il nucleo centrale della rinascita di questa città dopo decenni di devastazioni industriali.
La storia, l’ identità e la bellezza sono i pilastri per la rinascita di Brindisi a cominciare dal suo Porto che dovrà essere restituito alla città e valorizzato, magari partendo da progetti e idee di recupero già abbozzati in passato e altri che sicuramente potranno nascere se la politica locale si deciderà finalmente a riprendere un ruolo attivo nella gestione equilibrata e armonica di questo bene comune: il nostro Porto, parte integrante della nostra città.
Siamo stanchi di osservare recuperi e iniziative di valorizzazione anche in città a noi vicine (Bari, Lecce) e continuare invece a vedere il degrado, l’abbandono e la permissività di progetti che ledono il nostro patrimonio culturale, storico e paesaggistico. Tutto questo è vergognoso, soprattutto per una città che vuole uscire dalla condanna di uno sviluppo industriale devastante sotto tutti gli aspetti. E si capisce il perché di una repentina e frettolosa chiusura dell’intera area all’interno della security: occhio non vede e cuore non duole, recita un famoso proverbio.
Ma noi, come già in passato abbiamo fatto, continueremo a tenere alta l’attenzione su Sant’Apollinare e su Punta delle Terrare, perché quella zona è parte di Brindisi non dell’autorità portuale. Lì c’è la nostra storia, le origini di questa città che sono da difendere perché non può esserci futuro per chi oltraggia e distrugge il suo passato.
Siamo fiduciosi nell’azione della Magistratura, ciò nonostante non ci stancheremo mai di denunciare, di chiedere rispetto e tutela per questa terra e per i suoi abitanti da troppo tempo assuefatti a imposizioni che li escludono da ogni decisione. La cittadinanza invece ha il diritto di sapere e di essere coinvolta, di riflettere ed esprimersi su questioni che, come in questo caso, determinano modifiche irreversibili al nostro porto, alla nostra città e al nostro futuro.
Vogliamo ribaltare la situazione e trasformare questi pericoli in una reazione positiva e forte da parte della città e della politica. Cominciando da questo lembo di spiaggia e di porto da tutelare, Brindisi può mostrare un nuovo volto. Sorprendiamo tutti, svegliamoci e lottiamo per difendere la nostra terra.