Omicidio ex carabiniere: il presunto assassino fa scena muta davanti al Gip

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Michele Aportone, il 70enne di San Donaci, arrestato con l’accusa di aver ucciso Silvano Nestola, l’ex carabiniere di 45 anni, freddato la sera del 3 maggio scorso a colpi di fucile davanti al figlio undicenne. Durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Lecce dinanzi al Gip Sergio Tosi ed assistito dall’avv. Francesca Conte, Aportone – che risponde di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi – ha scelto la via del silenzio. Il suo legale ha annunciato che nei prossimi giorni, quando avrà modo di visionare tutti gli atti del procedimento, chiederà un confronto con i pm Paola Guglielmi e Alberto Santacatterina, titolari dell’inchiesta. E presenterà anche istanza di revoca della misura cautelare al Tribunale del Riesame. Stando alle indagini, Nestola avrebbe pagato con la vita la relazione sentimentale con la 36enne Elisabetta Aportone, figlia dell’indagato. Sia lui che la moglie Rossella Manieri, anche lei indagata, ma a piede libero, gli avrebbero attribuito la responsabilità della separazione della ragazza dal marito. La coppia aveva persino installato un gps nell’auto della figlia per seguirne gli spostamenti. La madre, in particolare, più volte sarebbe andata a casa della vittima, intimandogli di rompere con la figlia, come documenta un file audio trovato nel cellulare di Nestola, in cui l’uomo registrò l’ennesima litigata con la donna. Oltre alle tracce di polvere da sparo trovate sui suoi indumenti, ad incastrare Aportone ci sono le immagini del sistema di videosorveglianza vicino l’area sosta camper, a Nardò, di cui il 70enne è titolare che lo riprendono la sera del delitto a bordo del suo FIAT Ducato, quando esce per raggiungere il luogo dell’agguato e per rientrare. Un tragitto che Aportone avrebbe parzialmente percorso a bordo di un ciclomotore, poi trovato bruciato.
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