BRINDISI – Le denunce per maltrattamenti, stalking o altre simili condotte violente o persecutorie non sono mai tantissime e ciò per i motivi più svariati: il terrore delle vittime di una ritorsione, preoccupazione di sciogliere un vincolo familiare o relazionale cui si tiene particolarmente nonostante le umiliazioni e le vessazioni patite, timore di perdere i figli e tanto altro. L’assenza di qualificate notizie di reato rende quello della violenza sulle donne un dato incompleto, spesso fuorviante che genera un rilevante “dark number” risultante, per l’appunto, dalla sproporzione tra dato reale del fenomeno ed episodi riportati alle Forze di Polizia ed alle Autorità Giudiziarie.
In questo settore, con il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria inquirente, tanto fanno però le unità specializzate della Polizia di Stato che, attraverso operatori qualificati e dotati di particolare sensibilità ed esperienza nel settore, riescono ad affrontare difficili percorsi investigativi fatti di delicati approcci con le vittime che, solo se accolte in un ambiente favorevole, riescono ad aprirsi ed a fornire quei dettagli che, seppur sgradevoli e dolorosi per le stesse interessate, risultano di assoluta rilevanza per le indagini e per la cristallizzazione di quel quadro probatorio assolutamente necessario per determinare un intervento, investigativo e giudiziario, che possa garantire al meglio le persone offese dalla tipologia di reati in argomento.
Lo stesso Capo della Polizia, in una sua ancora attuale direttiva, ha sensibilizzato tutte le articolazioni della Polizia di Stato a porre una maggiore attenzione a tutti quegli indicatori che possono rivelare comportamenti di natura violenta e vessatoria nei confronti di quelle categorie di soggetti rientranti nelle ccdd. fasce deboli proprio per la particolare vulnerabilità che le contraddistingue.
Di recente, la Squadra Mobile di Brindisi, attraverso i suoi investigatori della specializzata Sezione Reati Contro la Persona, Sessuali e in danno di Minori, ha trattato una delicata vicenda che ha interessato una donna. Quest’ultima sarebbe rimasta vittima – fino al dicembre appena trascorso – di varie condotte di natura violenta, sfociate in maltrattamenti, lesioni personali e anche – almeno in un’occasione – nella limitazione della libertà personale per un apprezzabile lasso di tempo interrotto solo da una scusa escogitata dalla persona offesa per farsi aprire la porta e fuggire.
Come accennato, nel caso di che trattasi, la sequela di eventi che ha interessato la vittima e le conseguenti condotte assunte dall’ex compagno – ritenuto presunto autore dei fatti per il quali si procede – è stata oggetto di documentazione e ricostruzione da parte degli operatori della Squadra Mobile. La conseguente e dovuta segnalazione alla Procura della Repubblica di Brindisi ha poi comportato che la menzionata Autorità Giudiziaria inquirente, dopo aver vagliato le risultanze d’indagine e condiviso il quadro indiziario assunto, si attivasse per l’interruzione di tali comportamenti attraverso la formulazione, al competente Giudice per le Indagini Preliminari, di una richiesta di emissione di provvedimenti cautelari ritenuti più utili ed adeguati a scongiurare reiterazioni del reato e a dare una certa ed immediata serenità alla vittima
Il G.I.P., valutato il ricorrere degli indizi in relazione alle violente condotte verso la vittima e ritenute quindi sussistenti le esigenze cautelari, emetteva l’ordinanza di applicazione – a carico dell’individuo cui si è accennato – della custodia in carcere, ordinando alla Polizia Giudiziaria l’immediato rintraccio del destinatario della misura e la sua traduzione in carcere. Cosa avvenuta nel pomeriggio di ieri 2 gennaio 2019.
Grazie Salvini