“POLITICALLY SCORRECT” – DAL CONTE MAX A MAX IL TERRIBILE – di Gabriele D’Amelj Melodia

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La palla, come si sa, è rotonda. Se mercoledì scorso quel pallone dell’unica rete dell’incontro tra Juve e Atalanta (due prime donne) fosse rotolato alle spalle di Perini, probabilmente ci saremmo persi il neuroshow di Massimiliano Allegri, ormai acclarato “Paolo Canè” del calcio. Da buon livornese, a Massimiliano quando  gli parte l’embolo c’è poco da stare Allegri. Da Dr. Jekyill si trasforma subito in Mr. Max. Sbraita, freme, rotea gli occhi, teso come una corda degli Stradivari paganiniani, si agita in preda a un delirium tremens che è anche tremans. Poi inizia il suo isterico spogliarello. Una volta si limitava a strapparsi il cappottino e a lanciarlo come una muleta da torero, ma mercoledì sera si è esibito in una rabbiosa autospoliazione, come facevano gli antichi ebrei, ad esempio Ruben, il fratello di Giuseppe, quando costui fu venduto come schiavo, o meglio come L’Orlando che, furioso per  definizione, si strappa di dosso i vestiti e fa un casino della Madonna appena scopre che la sua Angelica lo cornifica con Medoro. È successo che l’homo ystericus toscano, già da un pezzo sull’orlo di una crisi di nervi, appena finita la partita che assegnava la Coppa Frecciarossa (????) alla Juve, è sprofondato nel baratro della ”Vendetta, tremenda vendetta”. Ha inveito, minacciato di tagliare orecchie, preso a calci e distrutto attrezzature di ripresa, qualcuno giura di averlo sentito cantare, con perfetto accento partenopeo, il famoso ritornello di Pino Daniele “Jo so’ pazzo, jo so’ pazzo, non nce scassate ‘o c…”. Ha tentato persino uno spogliarello integrale, sfilandosi prima la giacchetta, poi strappandosi la cravatta, infine tentando febbrilmente di descamisarsi come i liberali spagnoli del primo ‘800.

Al suo cospetto il vecchio, mitico Oronzo Pugliese da Turi, era un gentleman. Lo stesso Mourinho, con tutte le sue sceneggiate paracule, di fronte a Max è solo un chierichetto esuberante. L’unico nel mondo del calcio che avrebbe potuto stargli alla pari è stato Arrigo Sacchi il quale, sentendo odore di paranoia, intelligentemente scelse di ritirarsi a vita privata. Chissà cosa pensa, dalla sua nuvoletta in prima fila, il serafico Nils Liedholm, il più elegante e distaccato allenatore del mondo, sempre più attento alla vinificazione delle sue uve, oltre che all’organizzazione del gioco praticato dalle squadre che allenava… Il calcio, proprio come il potere, alla fine logora: ecco perché poi accadono simili psicodrammi. Però, miei cari lettori, sapete che vi dico? Io sto con Max perché lui è sicuramente colpevole, ma il mostruoso meccanismo che noi ingenuamente continuiamo a chiamare Il “Il gioco” del calcio, è una spietata macchina da guerra che, sull’altare del business, sacrifica vite umane, calpestando regole di buon senso, misura e principi etici e a volte giuridici.

In fondo il “povero” milionario Max da Livorno, è una vittima di questo sistema. Certo che una volta, ai tempi dell’avvocato Agnelli per intenderci, quello preso per orecchio sarebbe stato proprio lui, il fumino Max Pinocchio da Livorno.

                                                              Gabriele D’Amelj Melodia

 

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