“POLITICALLY SCORRECT” – LE IMPORTANTISSIME SENTENZE DELLA CASSAZIONE – di Gabriele D’Amelj Melodia

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L’antico motto “De minimis  non curat  praetor” molto spesso viene clamorosamente smentito dall’alacre, minuzioso lavoro in punto di diritto operato da giudici occhiuti, pignoli e spaccacapello. Pensate che l’anno scorso, la quinta sezione di Cassazione del Palazzaccio ha studiato in dettaglio, poi discusso e infine sentenziato in merito a una delicatissima quaestio: se le espressioni “Buffoni”, “Pagliacci”e “Coglionazzi vestiti a festa” fossero da considerare di uso comune, e quindi innocue, oppure se costituissero un’offesa denigratoria nei confronti dei soggetti a cui erano state indirizzaste.

Per l’Alta Corte, mentre i primi due epiteti possono essere tollerati in taluni contesti, la frase “Coglionazzi vestiti a festa” non avendo i prescritti requisiti della continenza, non rientra nel legittimo esercizio del diritto di critica, e quindi è da considerare a tutti gli effetti un’espressione denigratoria e offensiva. La dotta sentenza ribaltava così il precedente pronunciamento della Corte territoriale che, invece, aveva ritenuto tali espressioni sì irridenti, ma senza un’accezione particolarmente offensiva. Insomma i supremi sacerdoti della dea con la bilancia passano ore e ore su codici e pandette per stabilire se l’epiteto “coglione” e la sua deformazione “coglionazzo”, al di là del significato di ”testicolo”, sia da considerarsi un termine lecito oppure no.

E pensare che noi poveri non addetti ai lavori abbiamo sempre pensato, assai ingenuamente, che gli alti togati del Palazzaccio disquisissero di  faccende molto ma molto, più alte e nobili… E adesso che scopriamo queste cose, ci sentiamo davvero un po’ tutti dei “coglionazzi”…

                                                          Gabriele D’Amelj Melodia

 

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