“POLITICALLY SCORRECT” – POVERO RE, E POVERO ANCHE IL CAVALLO – di Gabriele D’Amelj Melodia

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Ricordate “Ho visto un re”, brano reso celebre dall’interpretazione di Enzo Jannacci e immortalato anche da Dario Fo che ne aveva composto il testo? La canzone nacque nel ’68, venne subito censurata a Sanremo e poi inutilmente boicottata, perché da noi la rivoluzione culturale del ’68 arrivò, come tutte le novità, con un certo ritardo, ma arrivò. Era una ballata contro il potere, una satira mordente, una prisa pro fondellis irriverente e caustica che faceva anche da contraltare sia al nostalgismo patetico di certa nobiltà decaduta, sia all’ingenuo bisogno di aura regale dei ceti popolari piccolo borghesi ancora infatuati da Re, Regine e Principesse, come bambini rapiti dall’incanto delle favole. Il fascino sinuoso di un mondo d’antan brulicante di dame e cavalieri, di balli di corte, carrozze e divise con galloni dorati e pennacchi da operetta ha attraversato settantotto anni per arrivare, ancora integro, ai nostri giorni. Viviamo il paradosso di uno Stato che nel 1946, tramite il referendum popolare, si liberò per sempre dai Savoia e da quella Monarchia che la storia ha già da un pezzo relegato a forma di Istituzione polverosa e obsoleta e, malgrado ciò, diamo forma e fiato a un’aporia concettuale e comportamentale pregna di senso del ridicolo. Non potendo più lodare italiche regine che accarezzano teste rasate di orfanelli, ci siamo “buttati” sulle teste coronate d’Oltremanica, con un untuoso leccapiedismo così impegnato e diffuso da passare quasi per omaggio “normale”.

E prima Elisabetta, a colazione, pranzo e cena, e poi l’attempato Re Carlo, la Camilla e i figlioloni nullafacenti con relative mogli e marmocchi. Per anni televisione e rotocalchi ci hanno propinato chiacchiere, Guardie reali col berrettone o con l’elmo, cavalli da parata e assurdi cappellini di tutte le fogge e d tutti i colori. Un vassallaggio sconcertante, una piaggeria melensa che la dice lunga sull’inconscia propensione degli italiani a sentirsi sudditi, in ogni frangente: in ufficio, nel condominio, nell’ambito amministrativo e in quello politico. Moltissimi italiani hanno bisogno di capi, di forti punti di riferimento che fungano da guida. “Ghe pensi mi” diceva la buonanima del Berlusca, e i mansueti topini seguivano il loro pifferaio felici e contenti di non dover pensare, approfondire per conoscere, e conoscere per deliberare, per essere attori e non figuranti del proprio destino. “Perché tanta fatica? Ma chi ce lo fa fare! Abbiamo cose più liete a cui pensare… il cellulare, la partita di calcio/basket, l’apericena, la palestra…”. Oggi Silvio è stato sostituito da Giorgia, e quindi tutto è cambiato per restare esattamente come prima. Mi pare di sentirlo il signor Uomo Qualunque quando pensa queste cose e alza il volume della TV per sentire meglio il servile panegirico che si officia nei salotti in cui si celebrano i fasti e i nefasti della Corona Inglese. Un gossip liturgico, vanesio, morboso. Ora, dopo le drammatiche vicende dei reali, si è passati dalla frivolezza alla grevezza, forzando i sacri confini della privacy, andando a caccia di scoop, senza scrupoli e senza vergogna. Mi fa specie che a questo gioco partecipi il Gran Sacerdote Antonio Caprarica, uomo di superlativa cultura e intelligenza, che ha tutti i numeri per occuparsi di cose più rilevanti e che sa bene come, nella spocchiosissima isola, i fatti italici siano o ignorati o comunque snobbati, e gli stessi nostri connazionali messi in seria difficoltà per la Brexit e le sue conseguenze illiberali, l’ultima delle quali è non permettere il voto europeo agli stranieri residenti. I mass media, con la loro martellante pressione psicologica, invadono la nostra sfera emotiva, fanno di tutto per farci commuovere e partecipare con viva apprensione alle preoccupanti condizioni di salute che coinvolgano Carlo III e la principessa Kate. Certo, ne siamo rammaricati, ma esattamente come lo siamo nei riguardi di tutti le persone che soffrono e rischiano la vita a causa di malattie devastanti. Anche nelle sventure fisiche c’è una “livella”, e quindi non esistono infermi di serie A e… resto del mondo. Questo dettaglio pare sfugga ai cicisbei e alle damine che continuano imperterriti a cinguettare fatuamente negli studi televisivi commentando la qualunque su Casa Windsor. Mi dispiace che una risata (omerica) non li abbia ancora seppelliti…

                                                              Gabriele D’Amelj Melodia

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