Porto, Patroni Griffi: “Crociere a S. Apollinare soluzione ideale, allargare il canale un rischio forse inutile: le crociere non entrano per i tempi stretti, non per il vento. Nestlé interessata, dobbiamo farci trovare pronti, nel frattempo chiuso accordo con interporto di Bologna. Stazione Gnl opportunità per Brindisi. La Marina Militare un volano per l’economia locale”

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BRINDISI – Al suo ritorno dalla missione israeliana, dove gli operatori del posto si sono detti molto interessati in particolare alle Zes ed all’evoluzione del porto di Brindisi per quanto riguarda l’intermodalità, abbiamo intervistato il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dell’Adriatico Meridionale, Ugo Patroni Griffi.

Presidente, partiamo dal concorso di idee per trasformare Via del Mare in un racconto artistico della città. Un’idea che vorrebbe estendere anche ai silos che svettano sul porto e che potrebbe coinvolgere anche la diga di Punta Riso.

“Al concorso di idee per Via del Mare questa volta si è registrata una buona partecipazione ma aspettiamo di vedere il contenuto dei plichi. Penso che su Brindisi, sul rapporto città-porto e sull’estetica, dobbiamo continuare ad investire. Riguardo i silos, il problema è che appartengono a privati i quali, a quanto mi dicono, non vogliono attuare investimenti: io sono disponibile a collaborare ma se il privato non lo è altrettanto si può fare poco. Sono silos di 30 metri a ridosso della città, dunque fortemente impattanti: potrebbero rappresentare una tela pazzesca, e siccome sono vicini alla città si potrebbe anche recuperare l’idea di un video-mounting per la sera. Sono sempre pronto a discuterne perché credo nel partenariato pubblico-privato, ma i privati ci devono stare. Riguardo invece il progetto presentato da un privato per trasformare la diga di Punta Riso in una galleria artistica, noi siamo pronti a rinnovargli l’autorizzazione; sarei solo contento. Sulla diga, però, ci sono problemi tecnici: ho parlato con i maggiori street artists i quali sono riottosi ad investire lì perché è una zona particolarmente esposta agli agenti atmosferici e la vernice resisterebbe pochissimo. Il problema non sarebbe quindi il costo ma lo scetticismo degli artisti per le condizioni ambientali. Inoltre io sono favorevole ad un intervento che preveda un racconto unitario, un ciclo pittorico unitario, ma sono contrario a piccoli pezzi slegati, ad un ammasso insomma”.

Passiamo agli aspetti commerciali. Prima l’interesse di un terminalista turco, adesso quello degli operatori israeliani: Brindisi ha davvero la possibilità di sviluppare un traffico quantomeno di feederaggio?

“Il porto di Brindisi in questo momento non ha infrastrutture per accogliere navi portacontainer, però il feederaggio è possibile: bisogna tenere presente che la maggior parte del traffico che serve Isreale è un traffico feeder. Brindisi è ideale per questo tipo di traffico: ecco perché noi stiamo pancia a terra per chiudere l’intermodalità di Brindisi e renderla operativa. I collaudi sono stati tutti svolti positivamente, adesso stiamo chiudendo l’accordo con Mercitalia per quanto riguarda le manovre, perché se non c’è l’operatore di manovra non si fa niente. Abbiamo chiesto a Mercitalia di prepararci una tariffa commerciale richiedendola la più adesiva possibile come impresa di trasporto: questa è comunque un’attività di libero mercato, speriamo quindi che possa attrarre il maggior numero di operatori. La settimana prossima chiudiamo l’accordo con l’interporto di Bologna, un accordo che è pensato soprattutto per Brindisi, per lo sviluppo del traffico intermodale. I colli di bottiglia sulla linea adriatica verranno tutti meno dal 15 settembre e la linea sarà tutta adeguata: vedo interesse su questa possibilità, anche se partiamo da zero e non siamo in grado di offrire un dato statistico. Ci potrebbe essere un traffico rivolto ad una intermodalità spinta che poi può proseguire verso direttrici nord o ovest. A tal proposito è molto interessante l’accordo che è nato tra Grimaldi e U.N. Ro-Ro, che fa di Brindisi un hub straordinario”.

Il business delle pizze surgelate della Nestlé da spedire in Turchia attraverso il porto di Brindisi è ancora in piedi? E’ legato alla realizzazione dell’Alta Capacità Napoli-Bari?

“Quel discorso si alimenterà con la realizzazione della Napoli-Bari, ma loro l’investimento lo stanno già facendo e partirà ad ottobre: se per quella data saremo pronti con l’intermodalità, è chiaro che avremo un’ulteriore forza commerciale per agire su quella direttrice di traffico”.

Augusta si candida a diventare un grande polo per le riparazioni navali: Brindisi può pensare di accogliere attività simili?

“E’ un’attività che ha una ricaduta occupazionale notevole ma bisogna tenere presente che è fortemente impattante dal punto di vista ecologico. Io sono interessato ad approfondire tutto ma con molte cautele perché non si deve aumentare il carico ecologico: sostituire un’impresa impattante con un’altra altrettanto impattante non mi sembra una buona idea. Brindisi oggi ha anche una vocazione turistica che sarebbe un peccato compromettere: abbiamo un incremento della crocieristica ed i crocieristi apprezzano la città”.

Si discute spesso della destinazione ad usi retroportuali assegnata dal Documento Programmatico Preliminare al Pug all’area di Costa Morena, dove attualmente insiste la centrale A2A: quali attività può accogliere quell’area?

“Dobbiamo pensare alla Zes ed alla sua evoluzione in una vera zona doganale interclusa, che è quella che a noi servirebbe: nell’area immediatamente retroportuale voglio quindi l’istituzione della zona doganale interclusa, dove possano venire imprese a fare manifattura nel regime di perfezionamento attivo e passivo. E’ veramente lo strumento più attrattivo per gli investimenti internazionali: ci vuole solo una legge, non ci vuole nemmeno l’autorizzazione dell’Unione Europea. Vorrei vedere chi sarebbe così pazzo da negare un’opportunità del genere”.

Altra questione sulla quale il porto di Brindisi può giocarsi le sue carte è quella inerente la possibilità di realizzare una stazione di rifornimento di Gnl per le navi di ultima generazione. Come procede l’idea?

“Oggi sono orientato a candidare i miei porti per quello che si chiama lo small scale gnl: sono impianti piccoli, da 10.000 metri cubi, che servono al rifornimento delle navi e potrebbero servire anche al rifornimento dell’autotrazione. Il completamento della rete è uno degli obiettivi dell’Unione Europea e della Rete Nazionale della Logistica: i porti che si doteranno di tali impianti avranno una marcia in più perché potranno attrarre navigli più moderni e ad impatto zero, in quanto non viene immessa CO2 in atmosfera. Ciò migliorerebbe i servizi offerti in quanto le navi che si riforniscono in tal modo sono quelle più nuove: tali impianti servono soprattutto per crociere e traghetti di ultima generazione che si alimentano a gas. Secondo me il porto che si presta maggiormente è quello di Brindisi e vorrei dare questa opportunità a Brindisi: chiaramente se la cittadinanza non lo volesse lo realizzeremo da un’altra parte”.

Area ex Pol: prima di procedere con il concorso di idee siete alle prese con la definizione della progettazione per la ristrutturazione delle banchine di Maribase e della stessa Stazione Navale nel Seno di Ponente. Qualcuno ha affermato che la Marina, con l’arrivo delle nuove navi militari più grandi, avrebbe bisogno di un’altra location più spaziosa. Al di là di questo, le navi più grandi possono rivelarsi un ulteriore tappo per lo sviluppo del diportismo nel porto interno? Perché già adesso sono stati posti dei veti sulla possibilità di ormeggiare di poppa le imbarcazioni presenti sul Lungomare…

“Per  il recupero dell’area ex Pol faremo un concorso di idee aperto a tutti per capire cosa farne: purtroppo c’è stato un rallentamento perché gli uffici sono tutti occupati dalle emergenze. Per Brindisi siamo pancia a terra per la realizzazione della cassa di colmata, che addirittura è uno degli obiettivi che mi sono fatto assegnare dal Ministero: per noi quel banchinamento è una priorità. I tempi sono legati alle autorizzazioni ambientali ma le difficoltà sono quelle di un’opera da 40 milioni di euro; se si blocca l’iter, il Presidente e tutta la struttura vengono sanzionati.

Riguardo la Marina Militare, non credo che ci sia il rischio di ulteriori criticità, anche perché il porto è molto grande. D’altronde, la presenza della Marina è anche un volano per l’economia del territorio perché determina un ritorno importante. Comprendo comunque le criticità sollevate da operatori portuali come Teo Titi rispetto alle prescrizioni sugli ormeggi imposte dalla Marina: cercheremo un ulteriore confronto per provare a contemperare tutte le esigenze”.

In campagna elettorale molti candidati Sindaco, compreso Rossi, hanno chiesto l’allargamento del Canale Pigonati. L’ing. Di Leverano afferma che sarebbe un’opera inutile, che non risolverebbe il problema della manovra di evoluzione. Qual è il suo punto di vista?

“Ci penserei moltissimo prima di mettere mano ad un canale storico come quello. Ci sono diversi problemi da valutare: teoricamente si potrebbe intervenire trovando un accordo con il Demanio e valutando quale potrebbe essere l’impatto ambientale. C’è però da fare un’analisi sulla convenienza di tale intervento: in realtà, da quello che dicono gli operatori e le compagnie, il problema non è il canale in sé ma il fatto che la manovra, essendo effettuata nel porto interno, è più complessa e richiede molto più tempo: questo aspetto, per le navi da crociera che hanno l’esigenza di rispettare la tempestica, costituisce un’oggettiva criticità. Nel mondo, d’altronde, ci sono canali molto più stretti del Canale Pigonati: tra l’altro, quando fu fatta la simulazione per l’ingresso in porto, si simularono condizioni estreme di vento ma le navi riuscivano ad entrare comunque. Dipende molto dal comandante della nave la decisione se entrare o meno. Pertanto, per evitare di spendere non meno di 10 milioni di euro senza un beneficio reale e magari creando anche un impatto ambientale notevole, andrebbe prima effettuata un’analisi molto approfondita perché potremmo cambiare la conformazione storica di Brindisi e non ottenere comunque i risultati sperati. Penso che la soluzione ottimale sia quella di costruire accosti a ridosso della città, dove le navi possano sempre accostare; mi sembra più logico. Io dico che destinare uno dei nuovi accosti di S. Apollinare esclusivamente per le crociere sarebbe l’ideale”.

Per l’anno prossimo dobbiamo aspettarci un traffico crocieristico in aumento? Quando vedremo ormeggiate contemporanemanete 2-3 navi nel porto interno?

“Noi abbiamo delle previsioni del traffico crocieristico in aumento. Rispetto alla possibilità di vedere più navi contestualmente nel porto interno, invece, le condizioni lo permettono tranquillamente”.

E’ vero come dice Emiliano che la Flat tax con aliquote al 15% ed al 20% depotenzia le Zes?

“Secondo me la Flat tax renderebbe ancora più necessaria la Zes, che ha il suo punto di forza nella semplificazione amministrativa, nell’idea di territori a burocrazia zero. La Flat Tax può permettere certamente di attirare maggiori investimenti nel nostro Paese. E’ chiaro che abbiamo zone del Paese che non competono nella stessa misura, dato che vi è addirittura un porto franco come quello di Trieste. A questo punto è importante creare dei correttivi che permettano una maggiore attrattività dell’Italia ed al Mezzogiorno di essere ancora più attrattivo rispetto al resto del Paese così da recuperare un gap pesante. Come Mezzogiorno abbiamo perso circa il 30% di capacità produttiva durante la crisi: abbiamo dunque la necessità di attirare industrie che ci permettano di recuperare il gap”.

Ultima domanda: il Sindaco di Taranto ha affermato che Brindisi ha commesso un errore decidendo di accorparsi con Bari, perché con Taranto ci sarebbero stati molti più elementi per crescere insieme. E’così?

“Penso che un porto dell’Adriatico, per ragioni di economia dei trasporti, si salda con altri porti dell’Adriatico e non con quelli dello Ionio, tanto è vero che noi già adesso abbiamo diverse navi da crociera che vanno in cabotaggio tra Brindisi e Bari; c’è un’economia di scala che si può sviluppare. Inoltre vediamo ad esempio che, nel caso della Zes, piuttosto che Bari è Brindisi che se ne avvantaggia, mentre concorrendo con Taranto non sarebbe stato così”.

 

Andrea Pezzuto
Redazione
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