Processo omicidi Cairo e Spada: il Vice Questore Zingaro ripercorre 23 anni di indagini infruttuose

Nuova udienza del processo sugli omicidi di Salvatore Cairo e Sergio Spada, imprenditori del settore casalinghi assassinati rispettivamente il 6 maggio 2000 e il 20 novembre 2001. Gli imputati, i fratelli Cosimo ed Enrico Morleo, sono accusati di essere mandante ed esecutore materiale, aggravati dal metodo mafioso. Collegati in videoconferenza dalle carceri di Voghera e Palermo, i due fratelli hanno nuovamente respinto le accuse. Enrico ha ribadito la propria estraneità ai fatti, confessando di aver smembrato e occultato il cadavere di Salvatore Cairo, ma non di averlo ucciso. Cosimo ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento ed ancor di più l’ipotesi secondo cui avrebbe ordinato gli omicidi per eliminare concorrenti.

Davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Maurizio Saso, è stato ascoltato il vicequestore Vincenzo Zingaro, che seguì personalmente le indagini sugli omicidi nel periodo in cui era vicedirigente della Squadra Mobile di Brindisi. Zingaro ha fornito una dettagliata ricostruzione delle piste investigative esplorate negli anni, evidenziando come nessuna abbia portato a risultati concreti. Le indagini – ha detto – hanno compreso l’intercettazione di pregiudicati e l’ascolto di numerosi pentiti, ma nessuna delle piste alternative ha fornito elementi risolutivi. Zingaro ha citato in particolare l’indagine su un pregiudicato di Monopoli e una lettera inviata a Spada nel 1999, nonché l’analisi delle videocassette ritrovate nella villa a Rosa Marina, dove un giovane morì nel 2001 per cause naturali, forse legate all’assunzione di droghe. Anche l’ipotesi di una rapina finita male ai danni di Spada è stata scartata, poiché il Rolex che indossava fu trovato sul suo cadavere. La prossima udienza è fissata per il 17 settembre prossimo.

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