Pronto soccorso al collasso, Fials e Cimo dichiarano lo stato di agitazione. Le organizzazioni sindacali FIALS e CIMO denunciano le condizioni di malessere in cui versano i professionisti sanitari dell’emergenza urgenza della ASL Br e annunciano lo stato di agitazione: ‘’150 accessi al giorno che affollano il pronto soccorso dell’Ospedale Perrino, personale sanitario alla deriva per l’aumento del tempo di permanenza dei pazienti dovuto alla carenza di posti letto che ingolfano il sistema salute. Un carico di lavoro che sta aumentando in maniera esponenziale e che non è più sostenibile. Criticità che si ripercuotono a cascata sul funzionamento del pronto soccorso e sul benessere organizzativo dei dipendenti, esordisce Giuseppe Carbone, Segretario Generale della FIALS.
Rischiamo il l collasso del sistema, prosegue Arturo Oliva, Presidente Regionale Cimo Puglia, la già gravissima insufficienza dell’organico medico nell’intera asl br che si acuisce nel periodo estivo determinerà nel brevissimo periodo un’ulteriore riduzione dell’offerta sanitaria già largamente compromessa dalla pandemia. Il pronto soccorso è al collasso, il numero dei medici è drammaticamente insufficiente .Al contrario il numero di accessi è elevatissimo anche per la centralizzazione dei flussi provenienti da tutta la provincia sul Perrino che è sovra utilizzato rispetto alle altre strutture dell’Asl. Questa denuncia si aggiunge alle precedenti legate al rischio che non si riesca a garantire l’assistenza ai pazienti COVID con insufficienza respiratoria , considerando la ripresa dei contagi, e al piano delle emergenze che necessita di una rivisitazione immediata visto il grave stato in cui versano divisioni strategiche nell’assistenza in emergenza urgenza e per cui attendiamo ancora una risposta. Nessuno sa dire quanto durerà questa epidemia, ma dobbiamo continuare ad attrezzarci.onsiderando che la compromissione dell’apparato respiratorio è la complicanza più temibile del Covid, i due soli posti disponibili di terapia semi intensiva per tutta l Asl di Brindisi sono assolutamente sottodimensionati rispetto alle necessità e non puo’essere lasciato al solo reparto di malattie infettive il peso dell’assistenza di pazienti così complicati.
Non dimentichiamo inoltre la necessità della riduzione ed abbattimento delle liste d’attesa, secondo quanto indica l’art. 29 ‘Disposizioni urgenti in materia di liste di attesa’ di cui alla legge 126 del 2020” lasciate al palo, lanciato da FIALS in tempi non sospetti, “parliamo di oltre 20mila prestazioni specialistiche rinviate, in particolare radiologiche e cardiologiche, oltre migliaia di ricoveri, specie di malati oncologici e cardiologici, e di interventi operatori specialistici” rammenta Carbone.
Una situazione di assoluta emergenza delle strutture pubbliche che non programmano più, così in migliaia sono stati costretti a ricorrere a prestazioni a pagamento. Il piano dell’Asl di Brindisi, così come ci è stato presentato in informativa, pur apprezzabile nelle intenzioni è notevolmente in ritardo e difficilmente realizzabile vista la grave carenza d’organico e pecca di aspetti fondamentali legati alla gestione delle risorse umane – spiega il segretario generale della Fials – mancano alcuni aspetti fondamentali per organizzare il lavoro dei professionisti. Un’anomalia a cui vogliamo reagire in maniera costruttiva e propositiva per il bene sia dei cittadini, sia del personale sanitario che rappresentiamo e che, con abnegazione e spirito di sacrificio estremo, lavora con ritmi incalzanti ed esprime il bisogno inderogabile di sentirsi supportato da programmazione e valorizzazione economica. Non vorremmo mai incappare in una sorta dì Déjàvu in cui i professionisti sanitari sono stati chiamati alle armi per la campagna vaccinale e poi tacciati come furbetti e ancora in attesa di pagamento.
Per queste ragioni, concludono i due sindacati più rappresentativi dell’ASL di Brindisi, dichiariamo lo stato di agitazione per segnalare all’intera opinione pubblica i rischi del tracollo della medicina di emergenza urgenza e conseguentemente le serie ripercussioni sulla popolazione auspicando in un senso di responsabilizzazione maggiore e di coinvolgimento da parte dei vertici aziendali.
Il diritto alla cura e alla salute non va in ferie.