Punta del Serrone: ritorna l’Inferno!

BRINDISI – Ventitre ettari di paradiso rischiano di ritornare un inferno: parliamo dell’area di Punta del Serrone. Due milioni di Euro hanno permesso, con un colpo di spugna, di liberare la zona dallo squallore alla quale l’aveva relegata la miseria umana; la ditta che ha svolto i lavori ha recuperato ben 135 tonnellate di amianto e 20.000 tonnellate di materiale di ogni altro genere. Questi i numeri dell’operazione titanica voluta dall’amministrazione Mennitti per regalare ai brindisini ed ai turisti un vero e proprio parco sul mare, con tanto di macchia mediterranea, di percorsi vita e di passerelle in legno in stile americano.

Una torre costiera diroccata che si affaccia sulla caratteristica baia di Punta Penne; i suggestivi campi carreggiati utilizzati dai romani per la raccolta del sale; le case matte ed una grande batteria militare a testimoniare le guerre del 900’; essenze arboree rare, tanto da costituire requisito per il riconoscimento di Sito di Interesse Comunitario; un tramonto sul mare da cartolina.

Questo quello di cui i brindisini hanno potuto godere dall’8 luglio del 2014. L’amministrazione Consales si era impegnata: a reperire i fondi per recuperare la torre; ad indire dei bandi per destinare la grande struttura militare ad usi turistico-ricettivi e per la realizzazione di tre nuovi stabilimenti balneari; ad ottenere il riconoscimento della zona come SIC.

A distanza di due anni la situazione è sotto gli occhi di tutti: tonnellate di rifiuti che ritornano ad accatastarsi, deturpando un luogo che in altre realtà sarebbe preservato sacralmente. A nulla servono le telecamere installate a seguito dei gravi incendi che hanno interessato la passerella e parte della macchia. Soprattutto, improduttivo ed antieconomico risulta l’accordo siglato dal Comune con la Ecologica Pugliese, la quale, a fronte di 21.000 Euro al mese (circa 250.000 Euro l’anno) dovrebbe garantire lo svuotamento dei cestini presenti nel parco e la raccolta degli ingombranti in città.

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In un periodo storico in cui le casse dei comuni sono asfittiche, perché non pensare di stimolare una forma di cittadinanza attiva come il baratto amministrativo? Di seguito la disciplina di tale strumento previsto dal Decreto Sblocca Italia.

Legge 133/2014 Art. 24. — (Misure di agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio). — 1. “I comuni possono definire con apposita delibera i criteri e le condizioni per la realizzazione di interventi su progetti presentati da cittadini singoli o associati, purché individuati in relazione al territorio da riqualificare. Gli interventi possono riguardare la pulizia, la manutenzione, l’abbellimento di aree verdi, piazze, strade ovvero interventi di decoro urbano, di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati, e in genere la valorizzazione di una limitata zona del territorio urbano o extraurbano. In relazione alla tipologia dei predetti interventi, i comuni possono deliberare riduzioni o esenzioni di tributi inerenti al tipo di attività posta in essere. L’esenzione è concessa per un periodo limitato e definito, per specifici tributi e per attività individuate dai comuni, in ragione dell’esercizio sussidiario dell’attività posta in essere. Tali riduzioni sono concesse prioritariamente a comunità di cittadini costituite in forme associative stabili e giuridicamente riconosciute».

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I tributi su cui applicare l’esenzione possono essere esclusivamente quelli comunali (IMU, TASI, TARI, TOSAP, violazioni al codice della strada, ecc).
L’associazione o il singolo devono essere debitori di una somma pari o superiore a 1.500 euro inerente gli anni precedenti l’introduzione della legge (2014), essere impossibilitati a pagarla parzialmente o totalmente e, se si tratta di singoli, rientrare entro una fascia di reddito ISEE da stabilire preventivamente.
Il valore della prestazione lavorativa sarà quantificato in 10 euro l’ora.
Tramite un bando, il comune potrà stabilire i criteri di ammissibilità secondo le proprie esigenze, nominare una commissione esaminatrice delle proposte avanzate da associazioni e singoli, infine nominare dei tutor per verificare il rispetto del progetto.

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Tale iniziativa sarebbe particolarmente incisiva se rapportata allo stato di abbandono e di sporcizia in cui versa il litorale e soprattutto il Parco di Punta del Serrone, ma tanti altri sarebbero i campi dove la cittadinanza potrebbe rendersi utile, dando così la possibilità di azionare un meccanismo virtuoso di cittadinanza attiva che possa coprire le falle lasciate aperte dalla scarsa efficienza degli enti pubblici e, allo stesso tempo, consentire una via d’uscita a persone fisiche o giuridiche in difficoltà economica.

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Andrea Pezzuto
Redazione

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