Questa amministrazione fin dall’inizio, un po’ per volontà propria e un po’ per impressione altrui, era destinata a rimanere nella storia.
Di tutto ciò i sostenitori di Rossi ne erano convinti ma di certo non speravano in questo triste epilogo.
Strada facendo, la maggior parte si sono dissolti passando da agguerriti combattenti (ovviamente da tastiera) a distratti lettori che si guardano bene anche da mettere un like su un post del sindaco, sperando in cuor loro di cancellare l’errore primordiale di aver sostenuto la peggiore amministrazione della storia di Brindisi.
Il povero primo cittadino, dobbiamo dirlo con franchezza, non ne ha imbeccata una: dalla condivisione parteciparta, alle scelte di bilancio, ai servizi sociali, al commercio, all’industria, al porto.
Non c’è uno stake holder che apprezzi questa amministrazione, non c’è un associazione (se non quelle strettamente connesse e dalle fantomatiche sigle, delle quali non si è mai capito chi sia il presidente ed eventualmente gli associati). Rossi, insomma, ha creato un vero e proprio corto circuito istituzionale che non ha precedenti in questa città. E da qualche tempo fa fatica a difenderlo anche il suo primo sponsor: quel Presidente della Regione Puglia che tanti danni ha provocato a Brindisi nel corso degli ultimi anni.
I cittadini, poi, non si sono mai sentiti così abbandonati e distanti da un sindaco – che diciamolo apertamente – non ha mai brillato per simpatia ed affezione al territorio che lo ha eletto.
E non basta dire “è una persona perbene”, perché altrimenti il sindaco lo avrebbe potuto fare anche mia madre, ostetrica di professione e che, quanto meno, dalla nascita conosce molti brindisini ai quali ha sempre donato il primo sorriso.
È una città che apertamente questa amministrazione non la sostiene più, la chiacchiera, ne “sparla”, ma non lo manifesta in pubblico perché in realtà quando c’è da farsi veramente sentire il brindisino si tira indietro e preferisce mandare avanti gli altri per poi criticarli alle spalle.
Rossi è solo, chiuso nel suo bunker di Palazzo di Città ed asserragliato dagli ‘yesman’ che per un tozzo di popolarità e di stipendio lo invogliano a concludere l’operazione di massacro politico di una società in declino.
Molti dei suoi lo vorrebbero finire politicamente, ma la paura di non avere mai più la possibilità di essere rieletti prevale sulla morale pubblica e sul bene della città.
La ciliegina sulla torta è il settore urbanistica. Anche qui, la distanza siderale di un assessore che pensa a Brindisi come una foresta amazzonica si scontra con la necessità di infrastrutturazione di un porto che giorno dopo giorno viene calpestato da una visione miope e subalterna agli interessi baresi.
Non capire che i megayacht dovrebbero essere l’unico, vero punto di arrivo commerciale per un porto come quello di Brindisi, vera “bomboniera” del Mediterraneo, significa non aver compreso niente di questa città.
Gli equipaggi e gli armatori mediamente lasciano ad ogni scalo oltre 50mila euro in quanto a bordo non hanno nulla mentre le navi da crociera, oltre che per un souvenir, non inducono i propri ospiti a spendere un solo centesimo a terra.
Il prossimo sindaco di Brindisi dovrà essere necessariamente un brindisino, nato e cresciuto in città, in mezzo alla sua gente, profondo conoscitore dei problemi di questa terra.
Nel frattempo, non ci resta che piangere, ma contestualmente continueremo a batterci con tutti i mezzi politici a nostra disposizione perché si metta fine quanto prima a questa drammatica esperienza amministrativa.
Gianluca Quarta
Consigliere Comunale
Forza Italia Brindisi
Un brindisino, profondo conoscitore della città. Come Antonino e Consales?