I Carabinieri forestali della Stazione di Brindisi, insieme ai colleghi del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di San Vito dei Normanni, che avevano ricevuto la segnalazione, sono intervenuti per sottoporre a sequestro penale probatorio tre aree all’ interno di un’ azienda agricola nell’ agro di Brindisi, a sud del capoluogo.
All’ accertamento dei Militari è risultato che all’ interno del perimetro aziendale erano stati da tempo “stoccati” rifiuti di vario tipo, in parte derivanti da attività aziendale (prodotti per piscine, fusti di prodotti fitosanitari, raccordi di tubi per irrigazione), ma anche di altra provenienza (scarti di demolizioni e lavori edili, plastiche, vetro, residui di rame e ferro, pneumatici fuori uso, estintori e bombole di gas, lastre di “eternit” deteriorate).
La proprietaria dell’ azienda, tra l’ altro certificata per produzioni biologiche, I.C. di anni 56, è stata deferita alla Procura della Repubblica di Brindisi, per “stoccaggio non autorizzato di rifiuti pericolosi e non pericolosi”, ai sensi dell’ art. 256, comma 1, lettere a) e b) del Decreto legislativo n. 152 del 2006 (“Testo Unico Ambientale”).
Essendo presenti anche rifiuti pericolosi, la responsabile non potrà beneficiare degli effetti della legge 68 del 2015, che consente la definizione amministrativa del reato, con pagamento di una somma in denaro e ripulitura del sito entro (solitamente) 90 giorni, evitando così il procedimento penale, ma solo laddove si tratti di rifiuti non pericolosi, senza pericolo di inquinamento per l’ ambiente.
Per la fattispecie, inoltre, trattandosi di azienda biologica, sono in corso indagini per appurare se i prodotti fitosanitari utilizzati, di cui si sono rinvenuti i contenitori, sono compatibili con le produzioni agricole.