BRINDISI – Avrebbero venduto materiali contenenti rifiuti tossici destinati allo smaltimento. Sono 31 gli indagati dal Tribunale di Lecce con l’accusa di traffico illecito di rifiuti ed attività di gestione di rifiuti non autorizzata. Il mancato corretto stoccaggio avrebbe fruttato a Enel produzione profitti per 500 milioni di euro. L’operazione della guardia di finanza di Taranto, denominata ‘Araba Fenice’, ha portato al sequestro preventivo con l’obbligo di seguire prescrizioni della centrale Enel produzione ‘Federico II’ di Cerano, a Brindisi, della ‘Cementir’ di Taranto e dei parchi ‘loppa d’altoforno, nastri trasportatori e tramogge’, siti in quest’ultimo stabilimento e nell’Ilva.
Il sequestro di beni nei confronti di Enel produzione riguarda saldi attivi di conti correnti, quote e/o partecipazioni azionarie, depositi, titoli, crediti, beni mobili registrati e immobili. Nel provvedimento il gip del tribunale di Lecce ha disposto per Enel Produzione, Cementir e Ilva la facolta’ d’uso provvisoria degli impianti sequestrati, per un massimo di 60 giorni, subordinata ad alcune prescrizioni. Per l’Enel “all’utilizzo delle infrastrutture dedicate – si legge in una nota della Procura – per la separata evacuazione delle ceneri derivanti dai differenti processi di combustione” e “all’invio, per lo smaltimento presso impianti autorizzati al trattamento di rifiuti pericolosi, di tutte le ceneri” oggetto dell’inchiesta. Per la Cementir di Taranto la facolta’ d’uso e’ subordinata alla prescrizione di “cessare l’approvvigionamento di ceneri dalla centrale termoelettrica Enel di Brindisi, nonche’ di impiegare, nel proprio ciclo produttivo del cemento, solo ceneri leggere conformi alla vigente normativa”. Infine l’utilizzo dei parchi loppa con i materiali ivi stoccati, dei nastri trasportatori e delle tramogge di pertinenza dell’Ilva di Taranto e’ subordinato alla prescrizione di “procedere alla gestione della loppa come rifiuto secondo gli obblighi previsti dalla normativa in materia ambientale”.