BRINDISI – Il mare è un patrimonio prezioso che deve essere protetto e salvaguardato. Nonostante ciò, la pressione esercitata dall’uomo sulle risorse marine naturali è spesso troppo elevata e a pagarne le conseguenze sono la biodiversità e la produttività marina.
Per far fronte all’esigenza di una riduzione dell’impatto antropico, nel 2008 il Parlamento ed il Consiglio europei hanno emanato la Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l’ambiente marino, successivamente recepita in Italia con il Decreto legislativo 190 del 13 ottobre 2010. Questa individua le azioni di tutela da realizzare nell’ambito delle acque europee. Nell’ambito di tale normativa, il Ministero dell’Ambiente elabora ed attua programmi di monitoraggio coordinati per la valutazione continua dello stato ambientale delle acque marine, in funzione di traguardi ambientali previsti. Tra le diverse attività previste, c’è l’analisi dei rifiuti spiaggiati.
Il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto già da un paio di anni conduce varie attività di monitoraggio per la Strategia Marina nell’Area Marina Protetta.
Dal 2017, l’ente ha aderito anche al sottoprogramma relativo all’analisi dei rifiuti spiaggiati. L’attività è stata svolta nei mesi di novembre-dicembre 2017 ed a maggio 2018 in tre tratti di costa sabbiosa dell’AMP, due ricadenti in zona B ed uno in zona A.
Sono stati censiti e raccolti manualmente tutti i rifiuti di dimensioni superiori ai 2,5 cm e i mozziconi di sigarette presenti sulla superficie di 300 metri lineari complessivi di spiaggia.
I risultati: complessivamente sono stati contati 9.585 oggetti classificati come rifiuti. Il 94% di questi è fatto di plastica, il 2% di gomma e carta, 1% di legno, vetro e ceramica. La plastica è, quindi, il rifiuto più abbondante. Con riferimento alla tipologia degli oggetti raccolti, la ricerca del Consorzio ha rivelato che la categoria più abbondante è costituita da frammenti di plastica non classificabili arrivando al 29% del totale, in ordine decrescente seguono i bastoncini di cotton-fioc con il 24%, i contenitori e gli utensili per alimenti di vario uso come posate, piatti, bicchieri, bottiglie, tappi, cannucce e stecchi di leccalecca con 19%, gli oggetti in corda per la pesca per l’11%, le reti impiegate per l’allevamento di mitili con il 5%, frammenti di polistirolo e mozziconi di sigaretta 2%, buste e sacchetti di vario utilizzo e rifiuti medici, come flaconi e siringhe l’1%.
Si osserva, quindi, i rifiuti per l’igiene personale, principalmente rappresentati dai cotton-fioc, costituiscono complessivamente un quarto del numero totale di quelli censiti.
A porre rimedio al fenomeno, l’emendamento dello scorso dicembre alla legge di Bilancio, che sancisce dal 2019 lo stop ai cotton-fioc non biodegradabili e introduce dal 2020 il divieto di utilizzare microplastiche nei cosmetici.
Lo studio svolto a Torre Guaceto, ha, inoltre, chiarito l’origine dei rifiuti raccolti in spiaggia. Il 70% di questi è materiale spiaggiato, la restante parte è stata deposta da terra o ha un’origine incerta.
Dunque, a causa dell’impatto antropico sul mare, le correnti marine portano sulla costa i rifiuti e ciò non può essere evitato dalla gestione dell’AMP.
Per acquisire un esempio pratico di quanto illustrato basta guardare agli isolotti prospicenti la torre aragonese. Questi sono localizzati nella zona A dell’AMP di Torre Guaceto, area non raggiungibile dagli utenti.
Nella stagione estiva, il Consorzio ha organizzato 2 giornate di pulizia specifica. Una a luglio, l’altra esattamente un mese dopo. In entrambi i casi i volontari prima della Lega navale di San Vito dei Normanni, poi quelli del WWF Brindisi, hanno raccolto oltre 15 sacchi di rifiuti.
Questo dato ci da ulteriore conferma di quanto rilevato dallo studio svolto nella AMP: la maggior parte dei rifiuti presenti a Torre Guaceto arriva dal mare e in acqua ci finisce non solo per dispersione negli altri Paesi costieri e in acque internazionali, ma anche a causa di comportamenti poco sostenibili messi in atto dalle comunità locali nella vita di tutti i giorni.
Si invita, perciò, quanti amano la Riserva a vivere sostenibile. La plastica sta minando seriamente la vita marina. La maggior parte delle tartarughe recuperate dal Consorzio e ricoverate presso il Centro dell’area protetta rilascia in vasca frammenti di plastica. Quindi, se non per la natura in senso lato, bisognerebbe fare uno sforzo in più nella vita di tutti i giorni proprio per le tartarughe che tutti apprezzano ed emozionano quando dopo le cure a Torre Guaceto rese necessarie dall’impatto antropico sul mare, tornano libere, in acqua.