Lo tsunami COVID-19 ha travolto le nostre vite, le nostre abitudini che hanno subito <<un esperimento sociale>> la clausura. Ci è stata negata la libertà di muoversi, di lavorare , di stabilire relazioni, di rinunciare alla fisicità di un abbraccio, rinunce che sono state accettate con disciplina e rigore. Ma quale il prezzo da pagare e con quali conseguenze per la nostra psiche? Il Rotary Club Brindisi Valesio, intercettando i bisogni della comunità, giovedì 10 dicembre alle ore 18,30, ha organizzato, su piattaforma THCS, il dibattito “Psicologia della Pandemia. Come aiutare noi stessi”. Dopo i saluti di rito alle autorità rotariane, civili e militari e a tutti i partecipanti, il Presidente dr. P. Panunzio ha sottolineato come la pandemia ci ha fatto prendere consapevolezza che le relazioni sociali sono il tratto distintivo della nostra vita -come già affermava Aristotele- e che oggi ci riscopriamo più sociali che social. I brevi interventi del PDG S. Sernia e del rappresentante del Governatore dr. S. Munafò, hanno evidenziato l’importanza dell’argomento. Il prof. A. Salvemini, in veste di moderatore, ha egregiamente introdotto il relatore, prof. F. Colizzi. Psichiatra, psicoterapeuta e direttore del Centro di Salute Mentale di Brindisi, con la sua esperienza in ambito sociale e comunitario su scala internazionale, ha affrontato gli aspetti legati alla pandemia, alle conseguenze a livello psichico e sociale e alle risorse da mobilitare. Il prof. Colizzi, senza scendere in dettagli tecnici, ha ricostruito il clima emotivo e psicologico che tutti stiamo vivendo durante i mesi del contagio: paura della morte, della malattia, apprensione che qualcuno dei familiari possa contagiarsi, solitudine, angoscia per la perdita del lavoro, timore di essere emarginato, stigmatizzato, identificato come untore. Soprattutto le categorie sociali più fragili: i bambini, gli anziani, i portatori di handicap, i gruppi più vulnerabili sono stati dal professore esplorati con estrema sintesi, senza trascurare i giovani. Come difenderci allora dal male oscuro della depressione che potrebbe attanagliarci? Il ricorso a psicofarmaci darebbe un sollievo solo temporaneo. E’ necessario mettere in atto strategie di “coping” positive che favoriscano l’adattamento alla situazione e riducano lo stress percepito. Possono essere utili comportamenti anche semplici, realistici: un libro, una telefonata, una videochiamata, ogni forma di attenzione all’altro diventeranno una medicina dell’anima, un integratore emotivo per le difese immunitarie e aiuteranno a superare questo tempo sospeso. Altro importante antidoto contro il vuoto emotivo ed esistenziale, è continuare ad organizzare la quotidianità seguendo ritmi e impegnandosi in attività “regolari”, senza lasciarsi sopraffare da quella infodemia che ci vincola inesorabilmente a social e Tv. Significativo il momento conclusivo della serata che ha visto gli alunni degli Istituti superiori del territorio, interfacciarsi con il prof. Colizzi per imparare a riconoscere e a gestire sentimenti ed emozioni.