Sabato sit-in a Brindisi contro la violenza maschile alle donne e di genere

In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sabato 27 novembre si terrà a Brindisi un sit-in in Corso Umberto, angolo via Conserva, dalle ore 18 alle 20.

Vogliamo essere un corpo collettivo e creativo per esprimere il nostro rifiuto alla violenza maschile sulle donne e di genere e al sistema patriarcale che ne è la matrice. Siamo in connessione con tutte le donne che ovunque, dall’Afghanistan alla Polonia, dagli USA all’America Latina, lottano per conquistare, difendere e rafforzare la propria autodeterminazione.

Chiediamo di indossare qualcosa di fucsia, simbolo della lotta femminista e trans femminista.

In Italia le donne continuano a morire per mano di un partner o ex-partner a centinaia ogni anno; 102 donne nel 2020, 107 fino a novembre 2021. Le donne uccise hanno lasciato figli/e orfani/e, “vittime vive” del femminicidio; in alcuni casi l’assassino ha ucciso anche la prole, oppure ha ucciso solo i/le figli/e per vendicarsi della donna. Il femminicidio è l’apice di una piramide di violenza che investe vari ambiti della nostra vita, dalle relazioni di intimità ai luoghi di lavoro, nei luoghi in cui si ricevono cure, per strada, attraverso il web.

L’esplosione di violenza, durante la pandemia, ha confermato il carattere strutturale e sistemico della violenza direttamente connesso al ruolo che la società assegna alla donna, scaricandole i compiti di cura e riproduzione sociale.

Inadeguata è la risposta del governo a questa realtà. Il piano triennale antiviolenza arriva con un anno di ritardo, con risorse economiche inadeguate e senza il coinvolgimento dei centri antiviolenza nella definizione delle strategie di contrasto a questo fenomeno. Il reddito di libertà per le donne vittime di violenza in difficoltà economiche è una misura di facciata, perché vi potranno accedere solo 625 beneficiarie, a fronte di 10.000 donne che ne avrebbero necessità. Entità e durata, € 400 mensili per un anno,non garantiscono alcuna autonomia. Occorrono investimenti di ben altra entità e soprattutto la creazione di lavoro stabile e una rete di servizi sociali gratuiti.

Bisogna ascoltare le donne che denunciano la violenza. Nei procedimenti giudiziari occorre modificare le procedure e gli approcci che non riconoscono la violenza subita, sottovalutano l’impatto della violenza assistita da figli e figlie e impongono forme di condivisione genitoriale che consentono all’uomo di reiterare i comportamenti violenti.

Occorre dare impulso ad un profondo processo di cambiamento culturale volto a rimuovere i pregiudizi e gli stereotipi che legittimano la violenza sulle donne e le discriminazioni di genere.

La manifestazione avverràcon uso di mascherina e rispettando il distanziamentosociale come da disposizioni  in vigore per il contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19.

Organizzazioni Promotrici: Associazione Io Donna, Non Una Di Meno, Coordinamento Donne ANPI, Coordinamento Donne SPI-CGIL, AUSER, Associazione FR/AZIONE Tuturano

 

 

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