Sen. Iurlaro (Ala – Scelta civica): “I lavori di bonifica di Micorosa meritano un approfondimento”

pietro iurlaro

BRINDISI – A chi è stata davvero affidata la gara per la bonifica dell’ex discarica di Micorosa a Brindisi? Il sottoscritto ha cominciato a chiederselo circa un anno fa e continua a farlo, con più o meno velata preoccupazione, anche alla luce di recenti fatti di cronaca giudiziaria che hanno, come protagonisti, nomi ricorrenti in una vicenda che, quantomeno, meriterebbe attenzioni da parte delle istituzioni locali. E non solo.
Una sintetica cronistoria dei fatti e delle circostanze in qualche modo ricollegate all’esito della gara per l’affidamento della bonifica di Micorosa merita, pure, l’attenzione degli organi di informazione

Nell’autunno del 2014, con il decreto Sblocca Italia, il Comune di Brindisi è risultato essere destinatario di un finanziamento di 48milioni di euro per la bonifica, come da progetto presentato, dell’area industriale dove sorge l’ex discarica di Micorosa.
La discarica di Micorosa, attigua al petrolchimico, contiene un’enorme quantità di fanghi industriali e veleni derivati da lavorazioni chimiche.




Alla fine del 2014, il Comune di Brindisi ha indetto un bando di gara per la bonifica dell’area.
Nel dicembre 2014, alla scadenza del per il bando di gara riguardante i lavori di bonifica e messa in sicurezza della discarica di fanghi tossici della discarica di Micorosa in agro di Brindisi, sono 15 le offerte pervenute presso Palazzo di Città.
Di queste, ben cinque sono ritenute anormalmente basse rispetto alla soglia di anomalia (percentuale mediata fra tutte le offerte, escluse la più alta e la più bassa), pari al 51 per cento. Tra queste, spicca l’offerta di una cooperativa siciliana, la Comeap, che presenta un’offerta con una percentuale di ribasso del 74%.
Il Comune di Brindisi ha ritenuto di non stornare le offerte “anomale”, procedendo quindi all’assegnazione dell’incarico affidato proprio a Comeap, vincitrice della gara.
Nelle settimane successive all’aggiudicazione dell’appalto, una delle ditte partecipanti avanzò ricorso presso il Tribunale Amministrativo della Puglia, sollevando dubbi sui contratti di avvalimento presentati dal Consorzio Stabile Comeap e sui ribassi offerti per i lavori che, a dispetto del finanziamento ottenuto per un importo di 48milioni di euro, saranno eseguiti, come da offerta presentata, con soli 28 milioni.
Il Tar ha respinto la richiesta di sospensiva, legittimando di fatto la gara, in virtù delle riforme introdotte, in tema di codice degli appalti, dal Governo Renzi.
Il sottoscritto è venuto a conoscenza, in qualità di componente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, delle inchieste che, in Sicilia, hanno riguardato la discarica Cisma di Melilli, in provincia di Catania. In particolare, secondo la Procura di Siracusa, esisterebbero dei collegamenti, secondo le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia ritenuto attendibile, tra Antonio Paratore, azionista di maggioranza della Cisma, e Maurizio Zuccaro. Zuccaro, attualmente è al 41bis, è una delle figure di spessore dell’organizzazione etnea oltre ad essere il nipote di Nitto Santapaola, ritenuto figura di spicco di Cosa Nostra.
In particolare, dalle ricostruzioni del collaboratore di giustizia Santo La Causa, agli atti del processo, emerge che Cosa Nostra “decise di aiutare Francesco Pesce”, imprenditore catanese condannato in primo grado a 12 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e ritenuto molto vicino al boss Vincenzo Aiello, “nella trattativa d’acquisto delle quote della Tecnoservice Srl” intestate alla moglie di Antonino Paratore. La società, specializzata nel settore delle pulizie, vantava diversi appalti con aziende ospedaliere di Catania, eppure secondo la ricostruzione di La Causa, Paratore aveva “intenzione di cedere l’attività in quanto si stava dedicando al settore delle discarica di rifiuti speciali”.
Da informazioni in possesso dell’interrogante, la coperativa vincitrice dell’appalto brindisino, ovvero “Comeap Consorzio Stabile Mediterraneo Appalti Societa Consortile ARL”, sarebbe in qualche modo riconducibile alle attività della famiglia Paratore. A tal proposito, si evidenzia che a ricoprire carica di consigliere sino al 2006 sia stato Carmelo Paratore.

E, appunto, arriviamo ai giorni nostri.
Lo scorso 15 marzo, nell’ambito dell’Operazione Piramidi della Procura di Catania, è stata sequestrata la discarica della famiglia Paratore, sempre la Cisma srl di Melilli. A margine, 14 arresti tra cui quelli di diversi imprenditori e, anche, di Antonino e Carmelo Paratore. I provvedimenti colpiscono persone ritenute, a vario titolo, responsabili di traffico illecito di spazzatura, estorsione e rapina commessi con il metodo mafioso, usura, corruzione e falso in atto pubblico. Le indagini si concentrano proprio sulle attività della ditta dei rifiuti di Antonino Paratore e figlio, legati, secondo gli inquirenti, a Cosa Nostra.
Se nelle procedure che hanno portato all’assegnazione dei lavori di Bonifica di Micorosa vi siano effettivamente coinvolti i Paratore, è impossibile dirlo. Certo è che gli inquirenti catanesi collegano, ancora, i Paratore con un contratto di smaltimento rifiuti all’Ilva di Taranto. Certo è, pure, che la Procura siciliana ritiene plausibile come l’attività della famiglia Paratore, per mezzo di diverse società satellite, sia estesa a tutto il territorio nazionale, come si è visto sino alla Puglia e al Salento, realizzando grossi guadagni dalla gestione e dal trattamento di tonnellate di rifiuti provenienti da tutto lo Stivale. Giova ricordare come agli indagati dell’Operazione Piramide siano contestati, a vario titolo, i reati di traffico illecito di rifiuti, estorsione e rapina commessi con il metodo mafioso, usura, corruzione, falso in atto pubblico e traffico di influenze illecite.
Tanto basterebbe, a detta del sottoscritto, per “passare” ai raggi X la gara su Micorosa e, se non altro, toglierci ogni ragionevole dubbio circa la presenza di inquietanti collegamenti tra le organizzazioni criminali siciliane e la qualità di lavori delicati e sensibili. Lavori, pure, fondamentali per l’ambiente e il territorio pugliese e brindisino.

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