Sequestrate opere librarie sottratte alla procedura fallimentare di una nota casa editrice per un valore di oltre 1,3 mln: due denunce per bancarotta

Nei giorni scorsi, i finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Fasano, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo, disposto dal Tribunale di Brindisi, di beni – testi scientifici, saggi, collane ed altre opere librarie – del valore commerciale di oltre 1 milione e 300 mila euro.

L’indagine condotta dalle fiamme gialle scaturisce a seguito del fallimento di una nota casa editrice fasanese che, tuttavia, pubblicizzava e vendeva le opere edite attraverso un proprio sito internet.

Le opere sequestrate, che, con il sito internet costituivano gran parte del compendio aziendale della società fallita, in realtà erano state cedute – ad un prezzo irrisorio e proprio in prossimità del fallimento – ad una nuova compagine societaria operante nel medesimo settore, con identica sede e soggettivamente riconducibile alla medesima casa editrice fallita, per poi essere vendute al pubblico mediante rivenditori al prezzo di “copertina”.

Pertanto, sulla base dei puntuali riscontri investigativi effettuato dai militari, il G.I.P. del Tribunale di Brindisi, su richiesta della locale Procura della Repubblica che ha condiviso il complessivo quadro probatorio rappresentato dai finanzieri, ha emanato il relativo decreto di sequestro preventivo.

Conseguentemente, nei giorni scorsi, le fiamme gialle fasanesi – avvalendosi della collaborazione dei reparti territoriali ubicati in diverse regioni – hanno proceduto all’esecuzione del menzionato provvedimento che ha interessato distributori e librerie ubicate sul territorio nazionale (Puglia, Toscana, Umbria, Campania) consentendo di recuperare gran parte del compendio aziendale della società fallita e di assicurare alla procedura fallimentare 93.143 opere del valore commerciale di oltre 1.300.000 euro.

Per tali condotte sia l’amministratore della casa editrice fallita che quello della nuova altra società costituita “ad hoc” poco prima del fallimento sono stati segnalati alla locale Procura della Repubblica per il reato di bancarotta documentale e patrimoniale aggravata e per omessa dichiarazione dell’esistenza di altri beni da ricomprendere nell’inventario, fattispecie previste e punite dagli articoli 110 del Codice Penale e 216 e ss. del R.D. 267/1942 (Legge Fallimentare).

LASCIA UN COMMENTO