BRINDISI – Si chiuderà domani, mercoledì 10 maggio, il laboratorio di teatro condotto da Marcantonio Gallo e Fabrizio Cito, fondatori del Teatrodellepietre, all’interno della Casa Circondariale di Brindisi.
Quest’anno, soprattutto per motivi “artistici”, il consueto spettacolo con i detenuti andrà in scena solo all’interno del carcere. “Nel Cerchio degli Ultimi” rappresenta un primo studio per lo spettacolo che debutta per ora tra le mura del carcere. Pochi invitati ammessi alla rappresentazione, molte le energie spese anche quest’anno – e per il quinto anno consecutivo – all’interno del laboratorio teatrale e di scrittura che ha visto la partecipazione di un gruppo di uomini detenuti molto motivati e determinati. “Non tutti possono usufruire di permessi per uscire, anche se soltanto per poche ore per partecipare allo spettacolo teatrale e non tutti sono pronti per questa importante esperienza fuori dal carcere. Ma in questo spettacolo ognuno racconta in prima persona la propria esperienza, e non si poteva sostituirli con attori. Così abbiamo deciso di andare in scena solo nella struttura penitenziaria e tenere unito il gruppo” dicono i due registi.
“Abbiamo però una bella sorpresa: realizzeremo un corto teatrale, una specie di docu-film che includerà materiale di repertorio, riprese del backstage degli spettacoli andati in scena al Nuovo Teatro Verdi negli anni passati, nonché frammenti di questo ultimo “Nel Cerchio degli Ultimi” nel quale i detenuti, attraverso video-interviste, diventano i protagonisti principali insieme al carcere che li contiene e che proverà a raccontarne la quotidianità e i pensieri. Il cortometraggio parteciperà ad un importante festival subito dopo l’estate, ma presenteremo questo piccolo film anche al pubblico di Brindisi.
L’appuntamento teatrale quindi è per il 10 maggio nella Casa Circondariale di Brindisi. In scena i detenuti del carcere di Brindisi con “Nel Cerchio degli Ultimi” studio/spettacolo scritto e messo in scena dal Teatrodellepietre.
Un ringraziamento particolare va all’Amministrazione, al personale di Polizia Penitenziaria che permette di entrare ed uscire dal carcere, ma soprattutto i ragazzi che hanno partecipato al laboratorio.
“Dopo cinque anni di attività all’interno del arciere abbiamo focalizzato bene “l’universo carcere” e tutte le sue contraddizioni. Ci siamo resi conto che le istituzioni non possono essere lasciate sole: la società deve diventare parte attiva nel processo di recupero e cambiamento di chi ha sbagliato. Le attività di volontariato come la nostra all’interno della Casa Circondariale non possono esistere se non c’è poi un riscontro reale e un risultato concreto. Ogni giorno proviamo a dare voce a chi non ce l’ha per raccontare l’errore, il perdono e l’espiazione. È brutto accorgersi che stavi scrivendo la tua piccola storia nel quaderno sbagliato, se poi non c’è nessuno a testimoniare il desiderio di riscatto. Ognuno di noi sceglie e agisce provando a districarsi come meglio può. Ma nella vita una brutta luna capita a tutti, e una seconda possibilità dovrebbe essere concessa. Con il teatro proviamo a raccontare queste storie. Il Teatro deve saper cambiare pelle, deve farsi spazio di accoglienza, interazione e riflessione. Ora, chiudete gli occhi: immaginate un teatro, piccolo ma accogliente. Pensate alla nostra città. Pensate a cosa si potrebbe fare, con qualche risorsa in più e molta immaginazione. Basterebbero un po’ d’intelligenza, fantasia e la voglia di raccontare il teatro in modo moderno e coinvolgente.