BRINDISI – “E’ nuovamente accaduto, accadrà sicuramente di nuovo, anche se ci auguriamo il contrario”. E’ quanto dichiara Cesare Mevoli, Presidente Provinciale e componente dell’Assemblea Nazionale del “Movimento Nazionale per la Sovranità”.
Dopo la signora violentata alcuni anni fa nei pressi del Bastione di San Giacomo, dopo la ragazzina palpeggiata davanti al padre, picchiato per averla difesa, vicino al comando provinciale dei carabinieri, il terribile caso del ragazzo sedicenne violentato nei pressi della stazione ferroviaria da due pakistani, uno con regolare permesso di soggiorno, ed uno con permesso scaduto ma con un ricorso in atto per richiederlo nuovamente.
Lungi da noi anche il solo pensiero di abboccare a ragionamenti di natura xenofoba, sappiamo benissimo che tutte queste persone, le migliaia di persone che ogni anno arrivano sulle nostre coste, o che ormai in maniera ridicola andiamo a prelevare in prossimità delle coste libiche, sono esse stesse vittime di un sistema perverso che le snatura dai propri paesi per farne dei disadattati, ai quali non riusciamo ad offrire che l’alternativa tra una vita di stenti ed elemosine, e alcuni lavori agricoli in condizioni di schiavitù, o l’adesione alla criminalità più o meno organizzata.
Il nostro disprezzo non può non andare, invece, a quegli ”italiani” che, nascondendosi dietro una carità falsa e pelosa, lucrano milioni di euro in quello che ormai è diventato il business dell’accoglienza, fregandosene del grave disagio in cui stanno facendo sprofondare le nostre città, sempre più degradate ed insicure, ed i nostri lavoratori, per i quali, a fronte di masse enormi di diseredati disposti a tutto, vengono sempre più abbassate le soglie di diritti conquistati in decenni di lotte sindacali.
Lo andiamo gridando da decenni, da quando il fenomeno non era così vistoso, – ma le cui avvisaglie erano già chiare per chi aveva occhi per vedere, – , a Villa Literno sulla Domiziana, con le pistolettate tra spacciatori indigeni e rivali allogeni, così come nei dintorni delle stazioni di Roma e Milano, già allora invase e deturpate da barboni e senzatetto: l’immigrazione è un dramma per loro, ed è un dramma per noi.
Nessun dramma però autorizza queste persone a commettere crimini violenti verso una nazione che da anni accoglie centinaia di migliaia di persone, impiegando enormi risorse economiche negate ai propri cittadini, e quindi protestiamo vivamente innanzitutto contro la lentezza delle procedure che consentono, tra accertamenti e ricorsi, anche a chi non ha diritto a stare qui, a restarvi anche per 3\4 anni. Protestiamo contro la mancanza di controlli verso chi viene respinto, al quale si “raccomanda”, mettendogli in mano un foglio di via, di andare via dall’Italia, cosa che ovviamente in pochissimi fanno. Protestiamo per la insufficienza di controlli, che non va addebitata alle forze dell’ordine, che fanno quello che possono con le poche risorse di uomini e mezzi a loro disposizione, ma è colpa di chi vive nei palazzi e non vede quello che accade per strada quotidianamente. Abbiamo pertanto chiesto un incontro al sig. prefetto, per valutare con il massimo rappresentante del Governo sul territorio, se non sia il caso di richiedere anche per Brindisi l’inserimento nel programma strade sicure, che consentirebbe a centinaia di militari, ( penso al San Marco, presente in Città e che costerebbe davvero niente in termini di logistica) o ai reggimenti dell’esercito presenti in Puglia, di poter pattugliare le strade sin nelle più sperdute periferie, non solo per prevenire reati da parte degli immigrati, ma anche a fronte della recrudescenza di fenomeni criminosi che aumenta sempre più la percezione di insicurezza dei nostri concittadini in particolare, e più generalmente degli italiani tutti. Restiamo dell’idea, e lo diremo al rappresentante del Governo, – chiedendo di riferire il messaggio delle forze politiche che rappresentiamo al governo stesso, – che a fronte delle spese pazze per accogliere e mantenere sul suolo italiano decine e decine di migliaia di persone, con i disagi di cui sopra, ed assorbendo interamente le risorse del welfare che risulta poi inesistente per le famiglie italiane in difficoltà, con le stesse somme aiuteremmo queste persone ed i loro paesi a progredire e vivere in pace. Conosciamo la risposta dei “buonisti” alle nostre parole, e li anticipiamo chiarendo che un conto sono i Siriani, gli iracheni, gli afgani, che scappano dall’isis , ( che pur si dovrà sconfigger ed eliminare prima o poi) , ai quali apriamo le porte di casa ed il nostro cuore, un conto sono i milioni di africani il cui unico scopo è cercare una vita migliore dal punto di vista economico rispetto ai paesi d’origine, e che finiscono nelle baraccopoli o nei tuguri, non essendoci ne posto ne risorse per loro, in Italia e in Europa.
Il nostro messaggio resta quindi quello di sempre: combattiamo chi sfrutta le risorse del terzo mondo, aiutiamo i popoli a vivere nel posto dove sono nati, tra le nazioni occidentali chi più ha più ceda, ed evitiamo che le tristi scene di intolleranza razziale, non necessariamente dei bianchi contro i neri, ma spesso al contrario, già viste in Inghilterra, Francia, Belgio, Olanda e Germania, – per tacere degli Stati Uniti, dove le rivolte razziali e i saccheggi sono quasi all’ordine del giorno, – debbano diventare routine anche da noi.
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