E’ tempo di alzare la voce, di farci fabbri del nostro destino. Sentire quotidianamente di grandi investitori che scelgono Bari o Taranto nei campi del manifatturiero e portuale o Lecce nel campo turistico-commerciale invece che Brindisi fa male, ma continuerà ad accadere finché questa comunità non imparerà a condividere le scelte, a fare fronte comune e massa critica. Basta decisioni prese sulle nostre teste, dobbiamo pretendere di più.
Le discussioni di questi giorni ci aprono gli occhi su quanto siano incancreniti i problemi di Brindisi, su quanto poco si sia fatto fino ad ora per risolverli e ci obbligano a chiedere con forza che venga coinvolta più e meglio la Brindisi produttiva, rappresentata dalle associazioni di categoria e datoriali. Non è più tempo di affidare il nostro futuro alla politica o peggio ancora al politico amico: abbiamo capito che così ne perde ognuno di noi, oltre che il territorio.
Chi governa le sorti di questa città ha l’obbligo di passare da noi, e noi abbiamo il dovere di chiederlo a gran voce. Il Sindaco non deve convincerci attraverso la stampa che tutto va alla grande e che la città sta traguardando un futuro migliore: deve convincerci guardandoci negli occhi, rispondendo alle nostre domande, alle nostre esigenze di rappresentanti delle istanze della Brindisi produttiva. Il tentativo del presidente dell’Asi Vittorio Rina di convocare un tavolo per il 15 novembre è tardivo e giunge a valle delle lamentale giunte da più parti.
La vicenda Intel sembra aver aperto il vaso di Pandora, perché qualcuno ci deve spiegare se è normale proseguire con questo modus operandi chiuso e autoreferenziale, un metodo che stride fortemente con il ‘Metodo Brindisi’ inaugurato qualche settimana fa e che fa sorgere parecchi interrogativi. Perché qualcuno ci dovrebbe spiegare il motivo per cui l’Asi non ha indicato nella candidatura per l’insediamento di Intel i terreni a sud della zona industriale, che invece sono stati candidati a ospitare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili di estensione territoriale pressoché pari a quella che richiederebbe Intel. Perché devono essere solo gli attuali reggenti delle sorti di Brindisi a decidere cosa fare di quei 350 ettari? Perché noi che reggiamo fattivamente le sorti economiche di questo territorio non possiamo avere il diritto di essere coinvolti in queste scelte decisive per il futuro di tutti noi? Perché un Sindaco deve arrogarsi il diritto di contrastare un investimento come quello di Edison, l’unico concreto nel medio periodo, disattendendo il volere del Consiglio comunale, espressione massima dei cittadini, e decidendo in totale autonomia senza ascoltare nessuno se non la sua cerchia? Perché il governo cittadino e quello regionale non chiedono con forza quello che gli spetta in termini di finanziamenti per le bonifiche, mentre a Taranto si nomina un commissario straordinario per le bonifiche? Qui ci si accontenta di parlare di Zes, senza aggredire alla radice i problemi.
Questo chiederò e denuncerò domani al tavolo permanente convocato dal Commissario straordinario della Camera di Commercio di Brindisi, Antonio D’Amore.
Dott. Paolo Taurino
Presidente ConfImpreseItalia Brindisi