La democrazia non contempla insulti, ingiurie o peggio ancora minacce. Non è la democrazia in cui io credo. A Brindisi, invece, sembra di essere precipitati in un girone infernale dove, complice i social network, è un proliferare di attacchi che con la politica non hanno niente a che vedere. Sono unicamente espressione di un livello infimo del quale mi vergogno.
Sì, mi vergogno di fronte a una campagna elettorale precipitata sotto terra, negli inferi che non pensavo neppure esistessero. Evidentemente mi sbagliavo. Ed è un peccato perché questi ultimi giorni in direzione del ballottaggio del 24 giugno dovrebbero servire a spiegare i programmi delle due coalizioni in campo e a far capire che una cosa è la destra, altro è la sinistra. Prima ancora, a raccogliere il consenso degli indecisi e di chi non crede più nella politica. Del resto, di fronte a j’accuse incrociati, di chi ci si può fidare? Come si può parlare di fiducia?
Faccio appello a un rinsavimento generale, collettivo. Mi rivolgo ai candidati, agli esponenti dei partiti e agli attivisti e simpatizzanti. Un rinsavimento trasversale, senza colorazione politica. Chi deve capire, intenda. Inutile fare nomi. Non serve. Serve, invece, riportare sul piano della civiltà e del confronto appunto democratico, la competizione politico-amministrativa.
Sarò forse un nostalgico. Può essere. Certamente resto commissariato nella Lega con Salvini e continuerò a ripetere che chi è di destra non può sostenere la sinistra. Chi ha un Dna come il mio, non può certamente scegliere come sindaco Riccardo Rossi. Questione di coerenza. Dimenticata pure questa e seppellita sotto montagne di post al veleno.
Paolo Taurino, il nostalgico della democrazia, sempre commissariato