BRINDISI – Il Consiglio Regionale di Puglia il 9 ottobre prossimo, salvo ulteriori slittamenti, dovrebbe discutere i due disegni di legge presentati nella prima metà di quest’anno sulla annosa questione dei lunghi tempi di attesa in sanità. Il primo, presentato dai Consiglieri Amati e Mennea (PD) nonché da Colonna (Noi a Sinistra) e Cera (UDC), prescrive che i tempi di attesa per le prestazioni professionali nel servizio pubblico e quelli per le prestazioni intramoenia siano allineati e che queste ultime siano sospese fino al ripristino dell’allineamento. Come da diversi anni avviene efficacemente anche in Emilia Romagna. Il secondo, presentato dal consigliere Paolo Pellegrino (“Puglia con Emiliano”), prevede tre fasi sequenziali dopo il rilevamento dello sforamento dei tempi di attesa massimi ammissibili: una riorganizzazione interna del settore con elevati tempi di attesa, l’“acquisto” di prestazioni ulteriori del servizio sanitario dagli operatori pubblici, l’“acquisto” di ulteriori prestazioni dal settore privato. Il secondo disegno di legge non interviene sulla libera professione intramoenia: una scelta questa che lo rende privo di qualsiasi concreta efficacia. Le due proposte potrebbero però essere utilmente integrate poiché la sospensione della libera professione prevista dal primo disegno, indispensabile per ottenere l’allineamento, potrebbe costituire anche la migliore condizione per garantire l’attuazione del secondo.
La proposta di Amati è stata oggetto di numerose iniziative pubbliche comprese alcune significative raccolte di firme. Alcune di sostegno a tale proposta ed altre di dissenso promosse da alcuni sindacati medici e da alcuni presidenti di Ordini dei Medici che hanno ritenuto di osteggiare la proposta in questione pur sapendo che non tutti i medici sono sulla stessa linea. In questi giorni il presidente dell’Ordine dei Medici di Bari, Filippo Anelli, ha chiesto al Presidente Emiliano la convocazione urgente del Consiglio Regionale dei Sanitari per discutere primariamente delle proposte di legge sulle liste di attesa “che verranno a breve discusse in seno al Consiglio regionale”.
In violazione della vigente normativa rivolta a tenere sotto controllo i tempi di attesa, questi tempi superano largamente i tetti massimi previsti senza che nessuno intervenga. Da qui la reazione veemente di una parte del mondo medico contro la proposta Amati con i seguenti argomenti: la libera professione è un diritto del medico; essa apporta guadagni per la ASL e fidelizza il medico alla struttura pubblica dalla quale altrimenti si allontanerebbe; fermare la libera professione sarebbe una punizione per il medico.
Argomenti questi tutti infondati e contraddittori alla luce delle evidenze riportate da attendibili studi di settore: il ricorso alla libera professione è in buona parte determinato dai lunghi tempi di attesa; il professionista pubblico è ricercato in quanto tale ma difficilmente lo sarebbe in egual misura se si allontanasse dal servizio pubblico; la libera professione è un diritto del cittadino che viene tutelato solo se il medico si rende disponibile per farsi scegliere personalmente a parità di tempi di attesa. (Come si evince dalla lettera e dalla ratio della legge nazionale 120 del 2007).
Indubbiamente i forti tagli a strutture e a personale operate in questi anni da politiche liberiste hanno inciso negativamente sui tempi di attesa i quali però erano troppo lunghi anche prima di tali decurtazioni.
Una questione che è importante per quei medici la cui attività libero professionale costituisce una rilevante parte del loro reddito ma è vitale per i molti cittadini meno abbienti che per ottenere prestazioni in tempi ragionevoli rinunciano ad una cospicua parte del loro esiguo reddito.
Non si tratta quindi di una mera questione tecnica (come fare per ridurre i tempi di attesa in sanità), ma di una rilevante questione sociale che intacca gli interessi di vasti strati della popolazione erodendo redditi già molto bassi soprattutto al Sud
Siamo ora all’epilogo di una importante battaglia: o la decisione sui tempi di attesa includerà la sospensione della libera professione fino all’allineamento di tali tempi, e allora sarà stato fatto un grande “passo avanti” per modellare la sanità pubblica sui principi costituzionali, oppure in caso contrario sarà chiaro che la politica regionale si è esibita in un classico “molto rumore per nulla”.
Michele DI SCHIENA – Maurizio PORTALURI (Forum Ambiente Salute e Sviluppo)