Scongiurato il pericolo dell’introduzione nel Decreto Rilancio, come previsto nelle bozze, dell’ aggettivo “gravissima” riferito alla disabilità come vincolo per l’utilizzo delle risorse del “Fondo per le non autosufficienze”, termine che non trova riscontro nel nostro ordinamento giuridico e che avrebbe creato ulteriori discriminazioni, il resto dell’intervento di legge non ha per niente soddisfatto le richieste delle associazioni e dei comitati del settore. Se a dicembre scorso avevano stimato un fabbisogno minimo di almeno due miliardi del Fondo per poter garantire il livello minimo di assistenza, oggi a causa dell’emergenza coronavirus quell’esigenza si amplia notevolmente, a causa anche delle carenze strutturali di livello nazionale. Si ere già ben lontani prima dal riuscire a soddisfare i bisogni, figuriamociora. Una richiesta precisa delle suddette associazioni si era concentrata sulla aggiunta di nuove risorse per il sostegno alle strutture semiresindenziali, tali dapoter far fronte ai nuovi oneri derivanti dall’adozione dei Dispositivi di Protezione necessari per il personale dipendente e per gli utenti, alle sanificazioni e ai vari cambiamenti logistico strutturali di prevenzione, ma nonostante l’istituzione di un fondo speciale e temporaneo nel Decreto, esso risulta insufficiente ad ottemperare le molteplici necessità. E allora accade che in Puglia, in attesa del piano regionale territoriale per la ripartenza dei Centri diurni per disabili, le difficolta organizzative dell’attività della Nostra Famiglia in tempo di emergenza pandemica si ripercuotano soprattutto sugli utenti e le relative famiglie. Ai lavoratori dipendenti delle strutture ad essa collegate è stato aumentato il contratto di lavoro da 36 a 38 ore senza incrementi retributivi, pur non percependo alcun tipo di reddito da marzo scorso. Nonostante l’associazione che gestisce le attività sia presente sul territorio nazionale, sia accreditata con il Sistema Sanitario e con la Regione puglia, essa non è riuscita a programmare l’avvio delle attività riabilitative e non è stata in grado di attingere a quei famosi Fondi messi a disposizione dal Governo con il decreto “Cura Italia”. Incapacità della propria amministrazione o difficoltà burocratica, d’altronde riscontrata in molti casi in tutta Italia, il risultato che ne viene fuori è drammatico per l’ulteriore disagio creato a chi già soffre di suo sia fisicamente sia socialmente. Ancor più grave che in questi periodi di quarantena forzata durante i quali il carico assistenziale è aumentato e il sostegno familiare ha avuto un ruolo essenziale nella cura degli utenti, il Governo, nonostante le legittime e condivisibili richieste da parte delle associazioni, non ha accettato il riconoscimento della figura del CaregiverFamiliare. E allora quello che ne consegue non è solo la carenza di fondi per la disabilità nel Decreto Rilancio che ci può far gridare allo scandalo, specialmente quando ci accorgiamo che sono stati stanziati 120 milioni di euro per il bonus monopattino, ciò che invece ci dovrebbe indignare è l’approccio sbagliato verso le priorità,la mancanza della sensibilità necessaria, la preoccupazione dovuta nell’operare le scelte migliori. Chi governa o amministra, tra le sue azioni dovrebbe avere sempre e comunque come primo obiettivo il privilegio di poter fare del bene, ad iniziare da chi ne ha più bisogno.
TIBERIO SACCOMANNO