Tradizione, turismo, arte ed enogastronomia: ecco Paléat, la tavolozza dei sapori

Creato da due giovani ragazze pugliesi, il progetto sta avendo molto successo sui social

Il turismo enogastronomico è un nuovo modo di viaggiare che sta conquistando un numero sempre crescente di appassionati, alla ricerca di sapori e di tradizioni autentiche. In questo contesto, infatti, il cibo assume un ruolo nuovo, diventando il medium di un territorio, di una cultura e dei valori legati alla terra ed alle proprie radici. Infatti ogni regione, ogni provincia, ogni piccolo borgo ha qualcosa da raccontare e lo fa attraverso i propri prodotti locali, per permettere ai più curiosi di capire cosa c’è dietro tanta dedizione per la coltura della terra e per meravigliarsi ancora alla vista di una bella forma di formaggio, o all’assaggio di un buon bicchiere di vino.Il turismo enogastronomico prende sempre più piede anche perché sono cambiate le abitudini del turista, il quale non dedica più tanto tempo alla vacanza come una volta, soprattutto per un discorso economico, in questo modo l’amante del viaggiare potrà regalarsi anche una semplice gita fuori porta in occasione di determinati eventi enogastronomici che ormai sono onnipresenti nelle varie località della nostra penisola durante tutto l’anno. E per farlo al giorno d’oggi, usano sempre più i social network, il cui ruolo soprattutto nell’enogastronomia nel turismo, assume parti da protagonista, soprattutto nelle generazioni più giovani. Ed è su questo che hanno voluto puntare proprio due giovani ragazze, Martina e Giorgia, pugliesi di origine ma domiciliate a Milano, che hanno creato un progetto chiamato Paléat, la tavolozza dei sapori, che punta proprio a far conoscere il territorio italiano attraverso il cibo, creando artisticamente delle composizioni, con prodotti tipici locali. Le abbiamo intervistate per voi. Buona lettura.

Buongiorno ragazze e benvenute, grazie per aver accettato di raccontarvi a noi. Veniamo al nome Palèat:come nasce il progetto e come è nata l’idea di chiamare così il vostro blog?

M: Grazie mille per l’invito. E’ un piacere per noi. Allora, il nome PalÈat nasce dall’unione delle parole inglesi “palette” (tavolozza del pittore)+ “eat” (mangiare), da qui PalÈat, la tavolozza dei sapori.La nascita del progetto lo dobbiamo al famoso “pacco da giù”,ricolmo di prelibatezze pugliesi che i nostri genitori ci avevano spedito a Milano. Tra i vari prodotti, c’erano delle cime di rapa che avevamo piantato personalmente nel nostro orticello. Così ho voluto preparare una composizione di ingredienti sul tagliere tondo,del piatto che in assoluto rappresenta la nostra Puglia: le orecchiette con le cime di rapa.Il risultato fu sorprendente. Ci aveva entusiasmato così tanto che Giorgia propose di creare le stesse composizioni sul tagliere per tutte le altre ricette. E così è stato. Il nome è venuto subito dopo.Di conseguenza abbiamo voluto riassumere tutti questi concetti in un logo semplice ma allo stesso tempo di grande impatto visivo: 1.Un tagliere e una “è” mangiona (un po’ come me) per richiamare il food.2.Un pennello,che diventa il foro della tavolozza,per richiamare l’arte.3.Un fumetto per sottolineare l’importanza delle parole, necessarie,se non indispensabili, per raccontare e raccontarci fino in fondo.

Chi sono Giorgia e Martina al di fuori di Palèat

M: Come lo yin e yang io e Giorgia siamo il bianco e il nero, così diverse ma esplementari al punto da formare un perfetto angolo giro, racchiuso nel nostro tagliere tondo.

I colori delle nostre Palèat rappresentano tutte le sfumature che stanno in mezzo al bianco e al nero.Perché la vita va vissuta a colori.Siamo i due opposti.Proprio per questo non possiamo fare a meno l’unadell’altra.Insomma,siamo due perfette anime gemelle.

La cucina sembra essere diventata una moda,e quello dei food blogger è il trend del momento. Nell’era dell’influencer marketing,come può il food blogger essere d’aiuto per l’attività di promozione del territorio?

G: Con una comunicazione efficace e uno storytelling appropriato la figura del food blogger può essere addirittura trainante e decisiva nella scelta della meta turistica. Numerosi studi dimostrano l’importanza di prodotti tipici, vini D.O.C., I.G.P, o ancora dei prodotti De.Co. nella scelta dei turisti per la proprio vacanza. Uno degli obiettivi delle nostre Palèat è sempre stato quello di raccontare una tradizione contadina a noi molto cara, valorizzando e in alcuni casi rendendo noti prodotti altrimenti sconosciuti ai più. Questo per sviluppare quella branca del turismo, quello enogastronomico, che permetterebbe alla nostra regione di destagionalizzare un turismo concentrato quasi esclusivamente nei mesi estivi. Usiamo spesso questo motto per le nostre Palèat: “La Puglia non è solo il mare”, ma è anche Primitivo di Manduria, carciofo brindisino, friselle, “faji e foji”, olio, marretti, pasticciotto, burrata, orecchiette, taralli e tanto tanto altro.

Quanto può essere rassicurante prenotare una vacanza dove non solo sai già di poter visitare posti meravigliosi ma hai anche la certezza di mangiar bene? Noi, nelle vesti di food blogger facciamo proprio questo, trasportiamo, chi ci segue su Instagram, in Puglia attraverso i racconti dei prodotti e delle ricette della tradizione pugliese, innescando in loro il desiderio di poter assaporare nella nostra terra quella frisellina condita con l’olio dei nostri ulivi e i pomodorini di Manduria (presidio slow food).

Nonostante vivete a Milano,siete nate in una regione,la Puglia,che primeggia in molti campi di attività:produzioni di eccellenza,aziende vitivinicole, aziende olearie,imprese di ristorazione,musei del gusto, e città creative. Quanto questo ha influito ed è stato fondamentale per la creazione del vostro progetto?

G:Direi indispensabile. Qui è doveroso un ringraziamento ai nostri genitori che attraverso la loro educazione ci hanno insegnato il valore e l’importanza della terra. Papà è figlio di agricoltori e lui stesso, anche se solo per passione, ha continuato a dedicarsi ai suoi vigneti. Mamma è un’ottima cuoca, ed è lei che ci ha insegnato il valore che ogni prodotto ha in cucina. Noi nelle Palèat cerchiamo di unire entrambi gli aspetti. Andiamo a vendemmiare da quando eravamo ragazzine, abbiamo iniziato per gioco, ma se non avessimo avuto quel contatto diretto con la terra e la natura dei nostri paesaggi, gran parte dell’anima del nostro progetto non esisterebbe. La Puglia, quindi, ci ha dato le fondamenta solide e robuste come devono essere quelle di un progetto ampio. Milano, poi ci ha permesso di sognarlo e realizzarlo.Milano è una città incredibile, fa male vederla così spenta in questi mesi. È una città vivace, interculturale, piena di idee e di persone, ma se non avessimo avuto alle spalle la nostra Puglia non ne avremmo apprezzato tutte le sue sfumature.

Abbiamo visto che create le paléat anche durante alcuni periodi dell’anno in cui ci sono delle Festività,o delle circostanze particolari. Vorreste che le vostre ricette trasmettessero un messaggio al di là di quello strettamente culinario?

G: Assolutamente si. O meglio, attraverso le palèat vogliamo dimostrare quanto sia potente il cibo come strumento di comunicazione, quindi utilizzarlo non solo per presentare e condividere le ricette ma anche per parlare del nostro territorio o temi di attualità. Può sembrare incredibile, ma attraverso le nostre creazioni abbiamo affrontato temi importanti come la violenza sulle donne, dove i pomodorini secchi si sono trasformati in baffi rossi, simbolo della protesta contro queste violenze.Un re Tritone realizzato con sale e circondato da tappi di plastica per parlare del grave problema dell’inquinamento dei nostri mari.Un grappolo d’uva, sfuggito alla vendemmia 2019, ci ha permesso di parlare di SOLITUDINE.Ma abbiamo parlato di CINEMA, con Totò realizzato con la farina, ingrediente fondamentale della pizza napoletana per ricordare la terra natia del principe della risata; abbiamo parlato del valore del SILENZIO attraverso Charlie Chaplin, realizzato con diverse tipologie di riso, o di VIAGGI e dell’oriente con la nostra Geisha, anch’essa realizzata esclusivamente col riso, alimento tipico della cucina giapponese.Il cibo diventa così il protagonista della nostra comunicazione, aiutate anche da un pizzico di vena artistica e creatività.

La vostra è una cucina semplice,ma anche sana. Quale dei vostri piatti vi rappresenta meglio? Ma soprattutto,da dove nascono le ricette che presentate sul vostro blog?

M:Il piatto che più ci rappresenta sono le orecchiette tricolore al pomodoro fresco,con  polpette e “brasciole”(involtini di carne) e una spolverata finale di cacioricotta.

È un piatto che in termini di gusto e colori rappresenta l’italianità e la mediterraneità, di cui andiamo orgogliose e a cui siamo fortemente legate sin da piccole.

Tipico della tradizione manduriana,il piatto domenicale per eccellenza, che i nonni amavano accompagnare con un buon bicchiere di vino primitivo aromatizzato “all’acciu”(sedano). Prima del pranzo domenicale,almattino,i nonni mettevano in infusione del sedano fresco nella brocca di vino, così da poter essere poi degustato a pranzo, con tutta la famiglia.

Le ricette che proponiamo nascono da qui. Dall’amore che i nostri nonni e genitori ci hanno trasmesso per le tradizioni e per le cose semplici. La tradizione contadina, quella di cui i nostri nonni erano grandi Maestri, e che ci auguriamo,soprattutto in questo momento storico pieno di cambiamenti,che noi giovani possiamo continuare a portarla avanti per farla conoscere alle generazioni future.Custodiamo segretamente e con grande orgoglio le ricette delle nostre nonne, alcune delle quali le abbiamo già condivise con tutti gli amici che ci seguono con grande affetto.

Tante ricette sfornate durante la vostra attività, ma ce n’è una che vi è rimasta nel cuore?

M:Non perché vogliamo sfociare nella banalità,ma senza dubbio la prima Palèat che abbiamo creato,quella da cui è poi nato tutto il progetto. Le orecchiette alle cime di rapa.

Sarà mica stato un segno del destino?

Abbiamo letto che oltre ad essere food blogger, siete anche responsabili di un B&B qui in Puglia che prende il nome del vostro blog.

M: Si. Palèat è anche una struttura ricettiva a tema food. Il tagliere è il nostro marchio di fabbrica,o meglio, uno stile di vita a tutto gusto,ops, a tutto tondo,di cui non possiamo più fare a meno.

Nella struttura saranno protagoniste le nostre tele, ideate e realizzate in esclusiva per questo progetto. La loro particolarità è che le abbiamo realizzate interamente con ingredienti commestibili e tipicamente pugliesi. Insomma, una bella impresa,ma soddisfacente.La funzione delle tele e tutte le altre novità verranno svelate più in là.Ad ogni stanza abbiamo dedicato un tema,quindi una tela palèat e abbiamo scelto quelli che, a nostro parere, sono i simboli più rappresentativi della Puglia.

Vi facciamo vedere in anteprima 2 tele.La tela per  la stanza “fico d’india”, è stata realizzata con foglie di cime di rapa, orecchiette al primitivo, peperoncini e del sale colorato. Quella per la stanza “ulivo” con della pasta a forma di foglie di ulivo.

Siete entrambe laureate quindi avete già raggiunto dei traguardi importanti,ora avete creato un progetto che si sta rivelando vincente.Avete ancora un sogno nel cassetto?

G: Siamo delle sognatrici con i piedi per terra (in tutti i sensi). Di sogni ne abbiamo tanti e ci auguriamo di poterli realizzare sempre con la stessa tenacia con cui abbiamo raggiunto i nostri obiettivi finora. Sino ad oggi il sogno divenuto realtà è aver creato un progetto lavorativo tutto nostro,che amiamo e che ci gratifica ogni giorno con piccole soddisfazioni.In questo drammatico momento storico che stiamo vivendo, più che pensare ad un sogno, ci auguriamo di  poter vedere la fine di questa pandemia il prima possibile (che appare un po’ come un sogno), in Italia come nel resto del mondo, poter quindi tornare a viaggiare e visitare la nostra bella Italia, ammirarne i suoi paesaggi e città e, restando sempre in tema, degustarne le sue prelibatez

 

Quali le attività e le iniziative nel futuro di Palèat?

G: Nonostante parlare di futuro in questo periodo sia davvero difficile in quanto ci appare molto incerto, sono tanti i progetti e le iniziative che stiamo avviando. Abbiamo appena concluso una collaborazione importante che ci permetterà di passare già alla fase due. In realtà, questa fase doveva subentrare dopo questa stagione estiva ma l’emergenza sanitaria che ha colpito il nostro paese e soprattutto il nostro settore ci ha costrette ad anticipare, se non addirittura capovolgere, le fasi della prima parte del nostro progetto. Realizzeremo delle Palèat box contenenti prodotti di nicchia, frutto di quasi un anno di lavoro e ricerca nel nostro territorio. Le box saranno dei “souvenir da gustare” con l’obiettivo di prolungare l’esperienza dei nostri turisti anche dopo il loro soggiorno in Puglia. Questo è sicuramente lo scenario più prossimo. Se vogliamo addentrarci in un futuro più remoto ci auguriamo di poter rendere il format Palèat più scalabile e quindi replicabile anche in altre regioni d’Italia.Proprio in quest’ottica fondamentale per noi è il nostro collegamento con Milano. Riteniamo che ci sia un legame indissolubile e indispensabile tra le due regioni, non possiamo fare a meno di nessuna delle due.

Giuseppe Argese

 

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