carmine dipietrangelo

Non si capisce se c’è una altra crisi al Comune di Brindisi. Sarebbe l’ennesima. Tra ricatti, richieste di ulteriori assetti di giunta e di deleghe, l’amministrazione, da quasi un anno, naviga a vista, senza una visione e senza una certezza di stabilità e di tenuta. È un’esperienza fallita e non ha certamente un futuro. Ne sono consapevoli gli stessi protagonisti e coloro che l’hanno sostenuta.

La città, però,  si è ormai assuefatta e abituata a questo andazzo. Si vive una specie di rassegnazione collettiva che sta  paralizzando anche  ogni possibile reazione, così come  rende vane quelle poche indignazioni  soggettive che ogni tanto si appalesano.  Da tempo mancano idee,  iniziative, disponibilità di collaborazione e di proposta che in situazioni normali e in altri momenti  sono state suggerite dalla stessa società brindisina. Tutto si è attorcigliato attorno a palazzo di città. I micro interessi, i dispetti, le pretese particolaristiche hanno e continuano ad avere la meglio sugli interessi generali e sulla città intesa come comunità. “La città sta morendo”: è quello che si ascolta in maniera sempre più diffusa per strada.

Brindisi  è entrata in un cono d’ombra da cui va aiutata ad uscirne.




Il vecchio modello di sviluppo che ha segnato la sua storia economica ed industriale (chimica, energia) è in fase di esaurimento e superamento. I livelli di disoccupazione, che sono tra i più alti d’Italia, non sono mai stati di questa dimensione e sono conseguenza e  conferma di un assetto produttivo che non crea da tempo occupazione e sviluppo. Il disagio sociale è diffuso e ha raggiunto livelli di guardia. Brindisi è, inoltre, strutturalmente coinvolta dalla riorganizzazione statuale e amministrativa in atto (eliminazione delle province, accorpamento delle camere di commercio e delle autorità portuali, crisi della finanza pubblica, ecc.). Tutto questo ha delle conseguenze sul ruolo e sullo stesso funzionamento della città.

Non può essere solo la politica, tra l’altro screditata e rappresentata, in alcuni casi, da avventurieri e da  mediocri,  ne’ i tradizionali ceti dirigenti, ad organizzare e gestire questo difficile passaggio. È necessario un ampio coinvolgimento culturale, sociale e civico, per combattere, prima di tutto, la rassegnazione collettiva, il disinteresse e il parassitismo di coloro che sono cresciuti senza dare mai niente alla città  e quel l’atteggiamento presuntuoso e altezzoso di quei ceti professionali sempre pronti a cercare benevolenze o incarichi dai potenti di turno, salvo poi a “spettegolare” nei propri salotti contro tutto ciò che non va in città.

Brindisi ha bisogno di una riscossa civica anche per non essere schiacciata dal neo centralismo statale e da un neo centralismo baricentrico regionale. Spetta ai brindisini prendersi cura della propria città e rilanciarne  autonomia, ruolo e prospettive. Il futuro della città potrà essere solo quello che, da essere utile agli altri, diventi anche utile a se stessa. La politica e questa politica brindisina da sola non ce la farà. Non ci aiuterà nessuno se la città non dimostra di voler reagire con idee e proposte condivise.

Dipende molto da ognuno che ha a cuore la città ,dalle nostre intelligenze e dal civismo e dall’associazionismo democratico e partecipato che si riuscirà a promuovere. Se si vuole dare una mano a Brindisi in uno dei più difficili momenti della sua storia bisogna abbandonare le “cittadelle delle proprie certezze” e le presunzioni che ognuno si porta dietro. Spetta innanzitutto alla sinistra, alle forze democratiche e progressiste darsi una mossa, uscire dal palazzo per recuperare e unire, innanzitutto,  il proprio popolo. Bisogna tornare a parlare e a parlarsi. Non si può stare a guardare per vedere come andrà a finire, bisogna creare occasioni e sedi per ritrovarsi e ragionare sulla città e il suo futuro. Vanno richiamati all’impegno quanti in questi anni si sono allontanati o si sono divisi, per ricostruire nuove condizioni di connessione sentimentale con i brindisini e con la parte di essi che più soffre. Meno salotti, meno incontri e polemiche sul nulla e più presenza organizzata nei quartieri popolari, tra i giovani e nei posti di lavoro. Si riparta da qua. Tutto questo serve anche per conoscere la città vera e per capire cosa è diventata in questi anni. Sono necessarie idee e proposte sostenute anche da lotte e da iniziative esemplari per un lavoro di lunga lena e di ricongiunzione con gli strati sociali più colpiti dalla crisi e con gli interessi legittimi di chi lavora, di chi fa impresa e di chi vuole investire sul futuro e sulle potenzialità di Brindisi a partire da quei tanti giovani brindisini in cerca di lavoro in Italia, in Europa e nel mondo. Un popolo nasce, come diceva Antonio Gramsci, quando si forma nella battaglia comune.

Ad un impegno di questa natura un contributo lo darà, certamente, un movimento, come Art 1, nato in questi giorni non per essere un altro pd o per diventare un ennesimo partito di sistema e contenitore di logoro e vecchio ceto politico ma qualcosa di profondamente diverso: un movimento popolare che indica, nel riferimento alla Costituzione, la necessità di un campo aperto in cui si possano ricongiungersi tutte le forze progressiste. È ora che queste forze si ritrovino per riflettere assieme su Brindisi. Ritrovarsi e, con rigore e coraggio, definire le condizioni e i contenuti per aiutare la città ad uscire da un pantano ventennale che ha mortificato per molto tempo il suo presente e il suo futuro. E con questa consapevolezza e disponibilità chiamare i brindisini a reagire per organizzare un risposta civica e larga. Risposta e reazione  civica che è cosa diversa dall’uso delle liste civiche che si compongono, in occasione delle elezioni amministrative, volta per volta, per contenere i soliti portatori di voti. Con essi si possono vincere le elezioni ma non si governa. La città ha bisogno di chiarezza e di una guida in grado di essere libera e autonoma per accompagnare il  suo necessario e profondo cambiamento. Le forze di sinistra, quelle democratiche e progressiste sono chiamate, con umiltà, a provarci.

Carmine Dipietrangelo

Presidente Leftbrindisi e componente

il comitato promotore di Art.1 mdp di Brindisi




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