Era l’8 gennaio 2018 quando un grosso incendio divampò all’interno dell’ex azienda ittica “Orovivo”, nella zona industriale di Brindisi. Proprio grazie a quell’episodio ed all’intervento dei vigili del fuoco, si scoprì l’esistenza di una vera e propria “bomba ecologica”: all’interno della struttura e, in particolare nelle vasche che anni prima erano destinate ai pesci, furono scoperti rifiuti, anche pericolosi: olio esausto, amianto, pezzi di asfalto, materiale di risulta e vecchie suppellettili. La polizia locale appose i sigilli alle quattro entrate che consentivano l’accesso all’interno del capannone. Ma in barba ad ogni divieto, altri due roghi sono stati appiccati e qualcuno ha continuato a riempire di altri rifiuti la discarica abusiva, provocando un danno ambientale incalcolabile. La vasche, un tempo usate per l’attività di itticoltura, sono ormai stracolme cumuli di rifiuti di ogni genere, chiusi in sacchi di plastica, che galleggiano nelle acque meteoriche. Vasche che si ipotizza possano essere dotate di uno scarico sul fondo dal quale fuoriesce percolato, con rischio inquinamento della falda acquifera. In questi anni, nessuno ha mosso un dito. Solo qualche giorno fa, sul posto è tornata la Polizia Provinciale che ora procede a carico di ignoti per una serie di ipotesi di reati ambientali, mentre il Tribunale di Brindisi ha disposto il sequestro conservativo dell’intera area, a garanzia di un eventuale debito della proprietà coinvolta in un procedimento giudiziario. Intanto, con la stagione estiva in corso, il rischio incendi è concreto. Da qui la necessità di un urgente intervento di bonifica.
Pamela Spinelli
E da anni che quella zona é inquinata il comune fa finta di non sapere, altrimenti ci spende dei soldi é rimarrà cosi per molto tempo.