BRINDISI – In questi anni in città è stato particolarmente avvertito e dibattuto il tema della desertificazione del Centro cittadino: i brindisini vivono con rammarico questa situazione, ricordando spesso quello che accadeva qualche lustro fa, quando i corsi pullulavano di gente: vuoi per la presenza dei turisti in partenza per la Grecia; vuoi per la presenza di un’offerta commerciale più impattante, con l’Upim o il Mc Donald’s a fungere da grandi attrattori, soprattutto di bambini e ragazzi; vuoi per la presenza di servizi adesso dismessi, come la sede della Banca d’Italia.
Proprio la scarsa presenza di giovani per le strade e lo scarso dinamismo sono al centro del dibattito, che spesso trova una risposta nella forte emigrazione giovanile che accomuna tutte le realtà del Mezzogiorno: per tale ragione accade che in questa discussione si levi qualche voce secondo la quale, in fondo, la regressione vissuta dal Centro di Brindisi è la stessa che interessa la maggior parte delle città del Sud Italia e non solo. Ma è davvero così?
Uno studio effettuato dall’Ancsa e presentato nei giorni scorsi fornisce finalmente alcuni dati oggettivi sulla situazione dei centri storici italiani, seguendone l’andamento dal 2001 al 2011. Ebbene, in un quadro complessivo attestante una leggera crescita complessiva della popolazione nei centri storici italiani (con il Centro Italia che fa registrare un +10,9%), e di una decrescita per il Sud Italia del 2,7%, si inserisce l’allarmante dato di Brindisi, che conclamerebbe ciò che i brindisini denunciano da anni. Se a Verbania la popolazione nel centro storico cresce del 44,9%, e se anche a Taranto, Lecce e Trani questo fenomeno di ritorno è particolarmente positivo (+29%, +20,6% e +13,5%), Brindisi fa invece registrare un vertiginoso calo del 15,9%, che gli vale il terzultimo posto dopo la terremotata L’Aquila e Siracusa (-16,8%). Insomma, i dati indurrebbero a pensare che esista eccome un caso Brindisi, e ciò anche alla luce del dato inerente la presenza dei giovani nei centri storici: anche qui Brindisi sprofonda in fondo alla classifica, avendo perso nel decennio di riferimento il 31,6% di giovani nel proprio Centro.
Un altro dato interessante che emerge dalla studio sembrerebbe mettere in correlazione il dinamismo dei centri storici con la presenza in loco di stranieri: il Centro di Modena ospita oltre il 25% di popolazione straniera, seguono Roma, Brescia, Reggio Emilia, Forlì, Prato, Bolzano, ecc. Bene, proprio queste città sono quelle che fanno registrare performance migliori nei vari indicatori di crescita dei propri centri storici, e ciò in termini di popolazione, di presenza di giovani e di occupazione di immobili. Di converso, anche in questo caso Brindisi ed altre località del Sud Italia si attestano su numeri bassissimi, così contribuendo alla stagnazione dei propri centri storici ed anche del mercato del lavoro. Secondo la ricerca, infatti, i centri storici e l’attivismo che si crea al loro interno costituiscono un potente motore per l’economia delle città. Un motore che a Brindisi deve essere riparato al più presto, superando i palliativi che hanno contribuito ad affossarlo assieme alla città.
Andrea Pezzuto Redazione |