“Viaggi nelle terre del rimorso”: al Castello Volante di Corigliano d’Otranto una mostra sul tarantismo tra storia e immagini

Foto archivio Franco Pinna

Al Castello Volante di Corigliano d’Otranto, fino al 27 ottobre 2024, è aperto un percorso espositivo “Viaggi nelle terre del rimorso – Immagini del tarantismo”, un progetto di Big Sur, OfficinaVisioni, Cinema del reale e Errata Corrige – sostenuto dall’Amministrazione Comunale di Corigliano d’Otranto, dal Ministero della Cultura – Fondo per lo Sviluppo e la Coesione e da Regione Puglia con il Polo Arti Cultura Turismo, con il patrocinio della Fondazione Notte della Taranta, in collaborazione con il Castello Volante, Coolclub, MultiserviceEco, Archivio Franco Pinna, Home Movies, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.

Il borgo di Corigliano d’Otranto, situato nella Grecìa salentina, è il perfetto palcoscenico per ospitare l’esposizione di una mostra come questa, dedicata a radicali tradizioni così come il paesino stesso, in parte ancora ancorato al passato poiché ancora macchiato dalla colonizzazione greca antica: difatti, si parla ancora il griko, un’antica lingua di origine greca e che viene tuttora insegnata e studiata per preservarne l’eredità culturale.

In particolare, il Castello Volante, ufficialmente conosciuto come “Castello de’ Monti”, è un esempio di architettura fortificata del Salento, connubio tra fortezza con scopo di difesa militare e di bellezza rinascimentale.

Nel corso degli anni, è stato trasformato in un importante centro culturale e creativo, acquisendo il nome di “Castello Volante” per sottolineare la sua funzione di spazio aperto alle arti, alle idee e alla sperimentazione.

I “Viaggi nelle terre del rimorso” descrivono e raccontano le storie di donne e uomini che hanno vissuto quelle stesse immagini e documenti editoriali che danno vita alla mostra.

Il Salento, la zona territoriale più a sud della Puglia, ha tra le sue più sentite tradizioni quella della pizzica, una danza che si rifà al rito coreutico-catartico del tarantismo.
Quest’ultimo sembra risalire al morso del ragno e che provocava isterismo e offuscamento dello stato di coscienza: per espellere il veleno, chi ne era affetto trovava guarigione solo attraverso la musica e la danza.

Questo lavoro di osservazione e lo studio che vi è alle spalle ha svelato rituali sul tarantismo che, fino a quel momento, erano rimasti circoscritti a comunità locali. L’esposizione presenta inoltre le osservazioni del dottor Francesco De Raho, autore nel 1908 della tesi “Il tarantolismo nella superstizione e nella scienza”; le immagini inedite dall’archivio di Franco Pinna, fotografo e collaboratore nelle spedizioni di Ernesto de Martino; e i reportage fotografici di Chiara Samugheo, la prima a raccontare il mito del ragno, la danza frenetica, la possessione e le “invasate”.

La rassegna fotografica è composta dalle opere cinematografiche di Gianfranco Mingozzi, Diego Carpitella, Giuseppe Ferrara, Gino Mazzeo, Edoardo Winspeare, Paolo Pisanelli, a cura dell’Archivio di Cinema del reale e di OfficinaVisioni.

La mostra è visitabile dal martedì alla domenica, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 17:00 fino alle 21:00. Ingresso 7 euro.

Aurora Lezzi

 

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