BRINDISI – Continuano a non dormire sonni tranquilli coloro che da 30 anni sono attenti all’impatto ambientale che la centrale Federico II di Cerano ha su Brindisi, preoccupati soprattutto dei correlati danni alla salute.
L’8 febbraio scorso, il sindaco Angela Carluccio, dopo aver ritirato le proprie dimissioni, si è recata a Roma per esprimere un parere al rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) all’Enel – centrale termoelettrica Federico II. Un parere negativo, anche se nessuno, neppure in maggioranza, sapeva del suo orientamento. In sostanza, si è ottenuto il risultato concreto di impegnare Enel, sui gruppi 1 e 2, a realizzare (mediante filtri a manica) la diminuzione delle emissioni massiche della Centrale Brindisi Sud, che si aggira a circa 100 tonnellate di polveri all’anno. Quanto emerso è stato convergente con le richieste espresse dal Ministero della Salute (unico altro Ente che ha espresso parere sfavorevole al riesame dell’AIA). Ergo, ciò comporta un costante monitoraggio per verificare se i rilievi mossi dal Comune e dal Ministero trovino o meno riscontro. Ad ogni modo, tanta enfasi per niente, in quanto, per il rilascio dell’AIA, comunque, si sono espressi positivamente tutti gli altri partecipanti alla conferenza dei servizi.
Questo, in buona sostanza, il conquibus del viaggio in Urbe del sindaco brindisino. Ma, a buona memoria, si ricorderà che tale rimostranze, seppur ‘legittimissime’ (se si passa il termine), altro non sono che un ‘copia-incolla’ di quanto già fatto sapere dal Comune qualche anno addietro e del decreto legge regionale n. 21, art. 6, del 24 luglio 2012. Infatti, nel momento in cui la VDS (Valutazione del Danno Sanitario) evidenzi criticità, lo stabilimento (in questo caso Enel) deve ridurre i valori di emissione massica degli inquinamenti in atmosfera. Tale riduzione dev’essere subordinata e proporzionata al danno accertato negli ultimi cinque anni. Inoltre, uno stabilimento ha, per legge, l’obbligo di adottare un campionamento continuo delle emissioni convogliate di tutti gli inquinanti (i camini); continuo dev’essere anche il monitoraggio costante dell’IPA. Pertanto, in merito a quest’ultimo punto, si auspica l’impegno concreto di Enel. Dunque, il rapporto VDS costituisce un elemento essenziale per la formulazione di un parere.
Sempre a memoria, appare opportuno rimarcare che il Comune ha quasi sempre disertato le varie conferenze di servizio, per motivi del tutto ignoti.
Alla luce di quanto detto, è intervenuto il professor Franco Magno, geologo espertissimo del settore: “Un parere negativo del sindaco che fa piacere, ma sminuito nella competenza, perché, comunque, l’AIA è stata rilasciata – ha dichiarato Magno nella nostra intervista – inoltre, quello del sindaco è un parere giusto ma pleonastico, perché già vincolato dalla legge regionale. La commissione si sarebbe dovuta rimandare per, poi, avere 90 giorni per completare il discorso della VDS, fatto salvo che nel parere della Regione sia inserito quanto riportato dalla legge 21 del 2012. Il sindaco chiede l’installazione dei filtri a manica per i gruppi 3 e 4; è una richiesta che rientrava nella convenzione del ’96. Inoltre, le migliori tecnologie sulla riduzione dell’inquinamento sono del 2006, hanno, quindi, 11 anni e sono vecchie. Adesso si continua a chiedere, positivamente, anche per gli altri 2 gruppi questo abbattimento delle emissioni, ma è un fatto pleonastico anche questo”.
Il professor Magno, però, insiste su un altro aspetto di non poco conto: “Il sindaco – ha proseguito – chiede che il monitoraggio sia effettuato direttamente da ARPA ed i dati mandati direttamente al Comune. Ma anche questo è un fatto vecchio che risale agli anni 2000. Pur avendo una simpatia per la Carluccio, perché la ritengo una persona perbene, credo non sia corretto dire che questo sia stato un primo atto importante che la città fa nei confronti di un miglioramento delle condizioni ambientali. Il sindaco, forse, non ricorda ma, dal ’98 al 2003, Antonino fece tre ordinanze di chiusura della centrale sia di Brindisi Nord e sia di Brindisi Sud. Addirittura, dalla ordinanza di chiusura della centrale di Brindisi Nord, è sortito un decreto ministeriale, secondo il quale quella centrale doveva andare a carbone, senza tenore di zolfo”.
Infine, l’attenzione non può non essere rivolta alla salute dei cittadini: “C’è il danno sanitario – ha concluso Magno – perché ci sono gli inquinanti. Di che tipo? Innanzitutto, partiamo dal presupposto secondo cui nessuno ha chiesto la composizione del carbone. Inoltre, deve esserci un monitoraggio in continuo a camino; solo così sapremo quanti elementi di quel carbone vengono immessi nell’atmosfera. E’ importante dire anche che noi non sappiamo quanto sia la radioattività del carbone utilizzato dalla centrale di Brindisi Sud. E’ assurdo che, a 20 anni dal funzionamento, non si sappia ancora quanto gli incombusti emessi in atmosfera, che ricadono al suolo e nel sottosuolo, siano radioattivi. Incognita che rende ancor più pericolosa quella centrale”.
L’auspicio è che il timore del professor Magno resti tale.
Tommaso Lamarina Redazione |